Fiat: corteo a Mirafiori contro Marchionne. Sacconi: l’ad del Lingotto non agisca unilateralmente

Pubblicato il 23 Luglio 2010 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA

L'ad di Fiat, Sergio Marchionne

Un corteo di alcune centinaia di lavoratori è partito, sfidando la pioggia che cade a tratti su Torino, dal cancello 9 dello stabilimento di Fiat Mirafiori e sta attraversando le vie limitrofe. Alla manifestazione, organizzata dalla Fiom Cgil in concomitanza con lo sciopero di due ore, prendono parte gli operai dei reparti carrozzeria e meccanica.

“Da Torino a Pomigliano ai ricatti non ci pieghiamo”, è lo slogan più ripetuto. L’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, è al centro delle contestazioni. “Marchionne passerà alla storia come il primo amministratore delegato che non ha pagato il premio di produzione”, dice Luisa, 18 anni in Fiat.

“Aveva già intenzione di spostare la produzione all’estero e ora cerca pretesti”, è l’analisi di Gabriele, da 11 in azienda. “Ha finito di prendere i soldi pubblici in Italia – aggiunge – e adesso li va a cercare altrove”.

“Se si sente davvero italiano come dice i posti di lavoro li tenga in Italia”, incalza Domenico, da 22 anni alla Fiat. “Finora da lui abbiamo visto solo licenziamenti e cassa integrazione”, aggiunge.

Sacconi: Marchionne non agisca unilateralmente. ”Chiediamo a Marchionne di non agire unilateralmente, di discutere con la controparte sindacale”. Lo afferma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che in una intervista a Sky torna a sottolineare la necessita’ di riaprire un tavolo sul ”progetto Fabbrica Italia” della Fiat: ”E’ doveroso”, sostiene.

”Nonostante tutto resto ottimista – aggiunge Sacconi – perchè vedo una multinazionale che vuole investire in Italia, al di là dell’annuncio dato ieri, una maggioranza delle organizzazioni sindacali e confido la stessa confederazione Cgil volenterose di creare quel clima di relazioni industriali cooperative che c’e’ in tutti gli altri settori”.

Con il progetto ‘Fabbrica Italia’, dice Sacconi, ”Marchionne disse ‘sono pronto a investire negli stabilimenti italiani, a saturare la capacita’ produttiva degli impianti italiani nella misura in cui avro’ relazioni industriali normali, cioe’ non conflittuali, senza scioperi selvaggi, blocchi di un singolo lavoratore’. Questo ”scambio – aggiunge Sacconi – deve essere riportato rapidamente ad un tavolo negoziale diretto tra le parti, per fare in modo di incoraggiare gli investimenti e di non dare alibi a scelte diverse”. Insomma ”per fa si’ che, se realizzato, Fiat riconosca l’Italia come una ottima piattaforma produttiva”, afferma ancora il ministro del Lavoro sottolineando di ”non dimenticare che contemporaneamente Marchionne ha confermato Pomigliano fino in fondo”.

Sacconi ha anche parlato del ruolo dell’esecutivo. ”Il governo deve creare il contesto idoneo, non deve piu’ mettere in campo incentivi. Non li chiede l’azienda, non e’ giusto farlo. Gli incentivi nel nostro Paese devono dipendere dall’affidabilita’ complessiva del nostro Paese e da relazioni industriali cooperative”.

In ogni caso, ”il governo e’ sempre pronto a riferire in Parlamento”, dice Sacconi replicando all’opposizione, ”sta seguendo questa vicenda al punto tale che vengo accusato di essere una sorta di organizzatore della divisione sindacale, il che e’ pazzesco. Siamo al ridicolo. E’ evidente che svolge anche una funzione diplomatica tra le parti, l’obiettivo finale e’ fare in modo che questi investimenti ci siano in Italia”.

Bersani: governo non chieda tavolo, lo convochi. ”Il governo non puo’ permettere – ha detto Bersani – che uno vada in giro a dire che in Italia le cose non si possono fare” ”Forse la Fiat va in Serbia – ha proseguito – per pagare gli operai 400 euro. Ma allora le fabbriche tedesche, spagnole o francesi dovrebbero anche loro andare in Serbia? Il governo non deve chiedere il tavolo, deve convocarlo”. ”Non avere tenuto la barra di un tavolo – ha proseguito il segretario del Pd – e’ un errore gravissimo: abbiamo vari problemi aperti, come Termini Imerese, la componentistica, e non abbiamo il ministro che se ne occupi; ha fatto bene Napolitano a chiedere che venga nominato”. ”Abbiamo pezzi di industria in discussione – ha concluso Bersani – e non abbiamo un ministro che se ne occupi”.