Fiat, Federauto esalta Marchionne e la sua “delocalizzazione al contrario”

Pubblicato il 12 Agosto 2010 - 15:01 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne, ad di Fiat

In Europa Occidentale produrre non conviene più e così le aziende che vogliono sopravvivere in questo mercato competitivo devono delocalizzare. ”In questo contesto arriva un ‘pazzo’ vero, Sergio Marchionne” che, in controtendenza, vuole ”potenziare la produzione del Gruppo Fiat in Italia”. Parte da questo concetto Filippo Pavan Bernacchi, presidente della neonata Federauto, associazione dei concessionari d’auto di tutti i brand commercializzati in Italia, per spiegare che Marchionne vuole ”anche chiudere degli stabilimenti” che  ”sono stati insediati per soddisfare logiche politiche”.

”La Fiat in passato – ricorda Pavan Bernacchi – è stata aiutata tantissimo dai governi in carica. Come pure tutti i produttori esteri nei mercati domestici. Ma ora che lo Stato si è sfilato non ci si meravigli se Marchionne, calcolatrice alla mano, spiega che non conviene e che si deve chiudere. Non dimentichiamo anche che al Sud operano le varie mafie, e che non è pensabile che queste si fermino fuori dai cancelli degli stabilimenti. Un altro grosso problema per chi vuole fare impresa.”.

Il presidente di Federauto spiega: ”Ecco perché Marchionne è un ‘pazzo’ vero. Ma come, quasi tutti i produttori, vuole investire una valanga di milioni di euro in Italia, potenziare gli stabilimenti, aumentare la produttività. Certo, chiede anche sacrifici (remunerati) ai lavoratori, e un nuovo approccio al lavoro. No, è troppo – sottolinea Pavan Bernacchi – ”certi sindacati preferiscono non considerare che il mondo non è più quello di tre anni fa. Allora meglio contratti d’acciaio, blindati, tutelatissimi, intoccabili. Peccato che ne beneficeranno sempre meno dipendenti perché gli imprenditori che possono, da qualche anno, se ne vanno all’estero”.