Fiat ferma per 2 settimane, Sacconi: “Così si rompe dialogo”

Pubblicato il 26 Gennaio 2010 - 22:48 OLTRE 6 MESI FA

Dal 22 febbraio al 5 marzo tutti gli stabilimenti italiani di Fiat Auto si fermano per due settimane 30.000 lavoratori andranno in cassa integrazione . Una decisione «a freddo», commenta il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e che «interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale». Filo che il governo spera di ricucire «al tavolo dedicato al gruppo Fiat» in programma venerdì.

Il mercato dell’auto non va bene e anche a Piazza Affari i timori hanno un nuovo contraccolpo: il titolo, che ieri aveva perso il 3,7%, cede lo 0,79% e chiude a 9,46 euro. L’Unrae stima per gennaio, a causa dell’incertezza sui tempi del rinnovo degli incentivi, un calo degli ordini del 7% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.

Ed è proprio questa, spiega la Fiat, la motivazione dello stop delle fabbriche: «Dopo il periodo positivo di fine 2009, gli ordini si stanno drasticamente ridimensionando a un livello ancora più basso di quello registrato a gennaio dell’anno scorso, quando il mercato era in grave crisi».

Il Lingotto prevede che «questo andamento negativo continui» e ritiene quindi necessario «adeguare i livelli produttivi alla domanda».

«L’azienda un giorno annuncia la distribuzione degli utili, il giorno dopo la cig. Si tratta di uno schiaffo alla condizione dei lavoratori», osserva il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini secondo il quale il blocco della produzione «è anche uno strumento di pressione nei confronti del governo».

«La crisi – commenta Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom – non è per niente finita. Forse abbiamo toccato il fondo ma sul fondo stiamo ancora camminando».

Per Eros Panicali della Uilm «la decisione della Fiat è un segnale contraddittorio perchè la Fiat non ha problemi di sovraproduzione», la Fismic parla di «segnale molto grave» e chiede «misure energiche da parte del governo». «Il tema ancora non risolto è quello del futuro strategico di Fiat, dal quale poi discendono una serie di altri problemi come quello di Termini Imerese», sostiene il ministro del welfare Maurizio Sacconi, mentre il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ribadisce che il Lingotto per risolvere i problemi del lavoro deve portare la produzione di auto in Italia a un milione e 100 mila auto all’anno. Per l’Ugl «il cuore della nuova vertenza Fiat è nel Centro-Sud e nasce dalle scelte industriali del gruppo in Italia».