Fiat, Marchionne: “Intesa per Mirafiori serve ora. Alfa? Per 20 miliardi la vendo”

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 23:27 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne

L’Alfa Romeo? Non e’ in vendita, ma per 20 miliardi ci si puo’ sedere a un tavolo e parlarne. Per Mirafiori invece, il tempo sta’ per scadere: serve un accordo in fretta, possibilmente entro Natale. L’a.d. di Fiat, Sergio Marchionne, sceglie la presentazione ufficiale della 500 ‘americana’ al Salone dell’auto di Los Angeles, per tornare su temi tutti italiani: dal brand storico Alfa Romeo, al destino prossimo futuro dello stabilimento, altrettanto storico, di Mirafiori. Ma non dimentica la dimensione internazionale fortemente voluta in questi anni di gestione del Lingotto, sottolineando che quella di una fusione con Chrysler e’ solo un’ipotesi e che l’Ipo Gm, che domani torna nel listino di Wall Street, deve essere un incoraggiamento.

”Vendere Alfa Romeo? Se si presentassero con un assegno da 20 miliardi ci penserei”, dice Marchionne. Che aggiunge: ”Non ho mai detto che avremmo fuso Fiat e Chrysler anche se e’ una delle possibilita”’. E ribadisce che non e’ stato ancora deciso nulla su eventuali cessioni o sulla quotazione della Ferrari, come gia’ chiarito nel comunicato alla Consob in cui si rinvia ogni scelta a dopo la scissione di Fiat Industrial dall’Auto, operativa all’inizio del prossimo anno. ”Abbiamo detto che sono tutte cose tecnicamente possibili, ma non abbiamo deciso nulla. E’ inutile che ci preoccupiamo se la Fiat vende”. Cedere Magneti Marelli o una sua parte ”e’ una delle possibilita’, cosi’ come quella di monetizzare una parte della Ferrari”.

Preoccupa invece la situazione di Mirafiori. ”L’obiettivo e’ quello di fare una proposta per Mirafiori che spero si concludera’ prima di Natale perche’ ovviamente non possiamo piu’ aspettare. Siamo arrivati agli sgoccioli – spiega -: continuo a dire a tutti quanti che il tempo corre e che noi dobbiamo investire per andare avanti. Se riusciamo a trovare le condizioni per farlo e garantirci la governabilita’ degli stabilimenti in Italia lo facciamo. Se non ci vogliono ce lo dicano, non e’ una minaccia ma sfortunatamente dobbiamo produrre”.

Guarda il ‘gioiellino’ 500, esposta a L.A. e dice: ”non ha avuto un minimo di intoppo a livello sindacale: e’ stata lanciata nei tempi previsti e con gli stessi costi. Questo tipo di affidabilita’ deve iniziare a scaturire anche in Italia. La Fiat e’ impegnata a portare avanti il discorso vediamo dove ci porta. Qui, negli Usa, si fa, non si fanno analisi. E io sono piu’ che disposto a fare. Ma e’ impossibile fare senza un sindacato che condivide. In Italia non va sottovalutata l’opportunita’ che viene offerta da Chrysler”. Ma in Italia, invece, e’ un’altra musica. ”Il gruppo Fiat – afferma Marchionne – non ha un problema italiano: credo che la lettura che si sta dando della Fiat e’ una cosa stranissima, non riconosco la Fiat che stiamo gestendo nelle descrizioni ne’ dei giornali ne’ dell’opinione pubblica e nemmeno in alcune posizioni politiche. Siamo molto piu’ semplici e industriali di quanto pensano gli altri”.

Lui e’ ”uno dalla pelle tosta”, ma ”urlando non si risolve nulla. Sono italiano si’, ma fesso no”. La forza di Fiat – aggiunge – e’ l’apertura al mondo intero e quindi riusciamo a incassare delle sberle che non dovremmo prendere: c’e’ un limite al numero di sberle che si e’ disposti a prendere”. L’amministratore delegato del Lingotto parla anche del mercato dell’auto, che e’ stato drogato per 2 anni con gli incentivi. ”Poi e’ stata staccata la spina ed e’ finita la cuccagna”, e ora ci ”sono 12 mesi d’inferno, gli ultimi nove del 2010 e i primi 3 del 2011”. ”Nessun costruttore europeo guadagna soldi”, osserva, chiedendo chiarezza e certezze anche in Italia. ”Noi – aggiunge – abbiamo bisogno di stabilita’ per fare le cose. L’instabilita’ non aiuta ne’ a livello di clientela ne’ a livello di gestione industriale del Paese. Abbiamo bisogno di certezze”.

Marchionne inaugura il Motor Village, il primo concessionario Fiat-Chrysler. E’ l’occasione per parlare anche dei conti della casa di Detroit: nel 2010 chiudera’ molto vicino a quota 1,6 milioni di veicoli, punto indicato per il raggiungimento del break even e quindi del ritorno in utile, Marchionne non si sbilancia su un possibile utile netto di Chrysler nel quarto trimestre: ”manca ancora un mese e mezzo”. E sul rifinanziamento del debito di Chrysler osserva che entro la meta’ del prossimo anno la casa automobilistica dovra’ avere una chiara idea di come procedere. Chrysler ha gia’ avuto contatti con diverse istituzioni internazionali. Da Torino, dove e’ in visita in questi giorni per confrontare le trasformazioni urbane e del tessuto produttivo, il sindaco di Detroit si dice fiducioso sulle prospettive che l’accordo con Fiat apre per la sua citta’. ”Abbiamo sofferto – afferma – quando le nostre due grandi aziende, Gm e Chrysler, sono andate in bancarotta, nessuno se lo sarebbe aspettato. Ora si e’ aperta una fase nuova e noi vogliamo collaborare, essere partner di questa rinascita”.