Fiat/ Per la Fiom con la chiusura di impianti in Italia tensione sociale in stile banlieue

Pubblicato il 18 Maggio 2009 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA

La tensione sociale e le fibrillazioni nel mondo del lavoro, di cui l’aggressione sul palco subita dal leader della Fiom Rinaldini è una spia, incrociano la partita Fiat e la strategia di acquisizioni dell’ad Marchionne. La preoccupazione sta nel rischio, e quindi nel timore, di chiusura di grandi impianti in Italia.

Claudio Rinaldini, che ha incassato la solidarietà generale dopo essere stato strattonato e tirato giù dal palco da un gruppetto di Cobas, liquida la vicenda come un «atto teppistico» e si concentra piuttosto sulla drammaticità della situazione sociale. Per il segretario dei metalmeccanici della Cgil, se si annunciassero chiusure di fabbriche si rischia «una tensione sociale a livelli molto elevati».

Anche il segretario nazionale Cremaschi, esponente più a sinistra della Fiom vede questo rischio, anche se ridimensiona l’aggressione a Rinaldini. Per Cremaschi, se per esempio venisse chiuso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, non ci sarebbe nessuna deriva terroristica o una riedizione anacronistica degli anni ’70, ma scenari di tensione sociale simili a quello che succede nelle banlieue parigine: «La disperazione porta rabbia, e la rabbia può provocare violenza».

Intanto, sul fronte della trattativa Fiat , giungono le assicurazioni di Marchionne al governo tedesco: nessun impianto Opel in Germania verrà chiuso. Lo scrive lunedì il quotidiano tedesco Bild: l’incontro tra Marchionne e Jürgen Rüttgers, governatore del Land Nord Reno-Vestfalia, è stato confermato da un portavoce della cancelleria del Land, che però non ha voluto fornire dettagli sui contenuti dei colloqui.

Su Fiat e sindacati interviene anche il Ministro dello Sviluppo Economico. Scajola difende la Cgil e gli riconosce il suo senso di responsabilità.

Il Ministro, a chi accusa il Governo di «stare alla finestra» sulla delicata fase di ristrutturazione dell’industria dell’auto, risponde rivendicando il varo degli incentivi che hanno ridato fiato al mercato evitando licenziamenti e l’aumento della spesa per gli ammortizzatori sociali.