Fiat, sulla Panda cresce l’attesa di Pomigliano nei timori degli operai

Pubblicato il 7 Giugno 2010 - 19:31 OLTRE 6 MESI FA

Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco

Allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, nel napoletano, cresce l’attesa per le decisioni che saranno prese domani all’Unione Industriali di Torino. L’umore passa dal pessimismo dei 5 mila operai, che temono il ‘Piano B’, alla fiducia delle Rsu, che sperano in un accordo che non stravolga le regole contrattuali.

Tra i lavoratori, in cassa integrazione straordinaria dallo scorso novembre, la preoccupazione sull’esito dell’incontro che deciderà se portare o meno la Panda al Giambattista Vico, è tanta.

“Ci stanno riempiendo di pessimismo – dice Luca Vanacore, uno degli operai – le proposte fatte dall’azienda, e i toni usati, a noi appaiono come minacce: o si accetta il piano così com’è, oppure si passa alla soluzione ‘B’, e in tanti credono che questa riguardi la chiusura dello stabilimento. Se si firmasse un accordo-capestro, per noi lavoratori significherebbe azzerare i nostri diritti”.

Molti altri operai sono d’accordo con Luca, come Emanuele,che punta anche il dito contro i sindacati: “Per me non stan

Le Rsu e i delegati, intanto, rispondono freneticamente alle centinaia di telefonate dei lavoratori. “Aspettiamo fiduciosi l’incontro di domani – afferma Mario Di Costanzo, della Rsu della Fiom – per un accordo che non stravolga le regole contrattuali ed i diritti dei lavoratori. Pomigliano ha chiesto solo lavoro, e non certo la fine dei diritti: siamo tutti disponibili a lavorare di più, ma ci aspettiamo che Marchionne, da grande imprenditore qual è, non faccia richieste che ledano i diritti, ma porti solo ricchezza, e quindi produzione”.

I sindacati, nel frattempo, si preparano all’incontro forse conclusivo, o almeno più importante, per portare a Pomigliano la produzione della Panda: “Non si può bucare un impegno così importante – sostiene Crescenzo Auriemma, segretario regionale della Uilm – ma vanno riequilibrati due punti posti dall’azienda, come l’esigibilità dell’accordo e la questione legata alle malattie: abbiamo qualche difficoltà a concedere tutto. Su tutti gli altri punti, siamo disponibilissimi a trattare per salvaguardare l’ultimo baluardo del Sud”.

Dalla Fismic arriva un altro spiraglio di intesa: “Domani si determina la volontà di far ripartire Pomigliano – afferma Felice Mercogliano, della segreteria regionale del sindacato – i tempi sono quasi scaduti, e non si può rimandare oltre. Ci auguriamo che tutti siano d’accordo, ma ci sono punti di sofferenza che la Fiat non deve sottovalutare, in quanto bisogna attenersi alle normative vigenti: speriamo che l’azienda faccia un passo indietro e cerchi una soluzione differente”.

Stessa linea seguita anche dalla Fim. “Discutiamo del loro futuro – dice Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim di Napoli – e sono loro ad avere diritto all’ultima parola”.

Scetticismo arriva, infine, dallo Slai Cobas: “I sindacati confederali non hanno alcun mandato a trattare – spiega Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale – un eventuale accordo non sarà valido, in quanto le rsu sono decadute da oltre un anno, e quindi non sappiamo se i lavoratori sono davvero rappresentati da questi sindacati”.

Allo stabilimento di Pomigliano lavorano 5200 addetti, di cui 500 già previsti in mobilità verso la pensione. Circa 1200 sono invece i lavoratori dell’indotto presenti nell’area industriale. Al momento la fabbrica Giambattista Vico produce l’Alfa Romeo 147, la Gt, la 159, la 159 Sportwagon e la Fiat Bravo, per un totale di 45mila automobili ogni anno. Spostando qui la produzione della nuiova Panda si vorrebbe arrivare a 250mila vetture l’anno.

Il Lingotto punta innanzitutto a condizioni operative che garantiscano competitività, a partire da una nuova organizzazione su 18 turni settimanali per 6 giorni. La proposta per Pomigliano relativa a orari e organizzazione del lavoro prevede anche ulteriori 80 ore annuali di straordinario, lo spostamento della pausa mensa a fine turno, la riduzione delle pause sulle linee meccanizzate dagli attuali 40 a 30 minuti, il recupero produttivo delle fermate tecniche, anche per causa di forza maggiore. Oltre a contrastare le forme “anomale” di assenteismo.

Previste poi nello schema consegnato ai sindacati clausole di esigibilità per il rispetto degli impegni presi (con relative sanzioni per l’organizzazione sindacale, l’Rsu o il lavoratore che “violano, in tutto o in parte e in misura significativa le clausole dell’accordo”) e clausole integrative del contratto individuale di lavoro con l’indicazione, nei casi di violazione, di provvedimenti disciplinari e anche di licenziamenti per mancanze.