Pomigliano, Landini (Fiom): “Il referendum è come una pistola alla testa dei lavoratori”

Pubblicato il 16 Giugno 2010 - 19:15 OLTRE 6 MESI FA

Maurizio Landini

“La Fiat ieri ha convocato tutti i sindacati, tranne noi, che siamo stati convocati solo per conoscenza”: lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, partecipando all’assemblea pubblica del sindacato a Pomigliano d’Arco (Napoli).

“Come Fiom abbiamo deciso nel comitato generale – ha aggiunto – perché non è possibile firmare un accordo né andare a un referendum che per noi è illegittimo in quanto sottopone i lavoratori a votare per la rinuncia di diritti indisponibili, e di votare contro la Costituzione del nostro Paese. Il punto 15 precisa che quei contenuti dell’accordo diventano parte integrante del contratto individuale dei lavoratori”.

“Non siamo quelli che dicono sempre no – ha proseguito – ma abbiamo proposto all’azienda di applicare il contratto nazionale del lavoro, che prevede i 18 turni di lavoro per poter fare le 280mila vetture all’anno. Ma la Fiat ha scelto un’altra strada e detto che l’accordo non si poteva modificare. Questo è un ricatto alle persone che devono lavorare per mangiare, per poi portare lo stesso accordo non solo nel gruppo Fiat ma in tutte le aziende italiane, e fare il gioco di Sacconi e di altri”.

“In queste ore – ha sottolineato Landini – si sta presentando al Parlamento europeo un ricorso perché l’accordo viola anche il Trattato europeo”.

Secondo Landini, infine, il referendum può essere paragonato ad una minaccia: “E’ come se uno ti puntasse la pistola alla testa e ti dicesse, se dici sì va bene, se dici no, sparo”.

“Credo che sia anche necessario dire ai lavoratori che devono decidere da soli se si sentono in qualche modo minacciati – ha concluso – in quanto qualcuno non esclude che chi non andrà al voto sarà segnalato. Non diamo, però alcuna indicazione di voto perché, ribadisco, per noi quel referendum è illegittimo, e la Fiom non può permettersi di giocare sulla vostra pelle. La Fiom non firmerà neanche se dal referendum uscisse un sì all’accordo. La responsabilità di una chiusura se la assumano loro che possono, ossia i vertici aziendali”.