Fiat Pomigliano, il no della Fiom: “Testo impossibile da firmare”. Sciopero il 25 giugno

Pubblicato il 14 Giugno 2010 - 18:50| Aggiornato il 23 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

La Fiom-Cgil ha detto no. A gelare chi sperava in un ripensamento dell’ultimo minuto da parte dei metalmeccanici della Cgil son o arrivatre le parole del segretario generale della Fiom Maurizio Landini secondo cui “non è  possibile che quel testo venga firmato”.

La Fiom ritiene impossibile firmare il testo già accettato da Fim, Uilm e Fismic  perché “contiene profili di illegittimità”. Bocciata anche l’ipotesi della convocazione del referendum: secondo Landini, infatti,   per la Fiom “è impossibile sottoporre al voto” accordi che violano i contratti e la Costituzione.Il sindacato ha anche annunciato uno sciopero di 8 ore per il 25 giugno. Oltre al rifiuto, dalla Fiom arriva anche una proposta alla Fiat per il futuro di Pomigliano, quella di “applicare il contratto nazionale che consente di lavorare con 18 turni di lavoro settimanale e 40 ore di straordinario in più”. La Fiat, intanto, ha convocato per martedì alle 14 a Roma i sindacati dei metalmeccanici sulla questione dell’impianto nel Napoletano.

Landini, al termine del comitato centrale, ha spiegato che “all’unanimità la Fiom avanza una proposta: chiede a Fiat di applicare il contratto nazionale, unico punto condiviso dalle organizzazioni sindacali, e che permette all’azienda di fare 18 turni settimanali e 40 ore di straordinari per produrre le 280.000 auto l’anno che sono l’obiettivo del piano Marchionne. Se Fiat deciderà così non metteremo in campo nessuna opposizione”. La Fiom chiede anche “di applicare le norme in materia di malattia e assenteismo”.

Landini ha sottolineato poi che “se invece Fiat intende mantenere la sua posizione il comitato centrale all’unanimità non considera possibile che quel testo venga firmato perché ci sono elementi giuridici illegittimi. Non comprendiamo il fatto che Fiat per fare investimenti voglia cancellare i contratti e le leggi del nostro Paese”. In ogni caso – annuncia il segretario della Fiom – “noi domani saremo al tavolo delle trattative anche se alla Fiom è arrivato solo un invito per conoscenza. Ci presenteremo al tavolo perché su queste basi è possibile un’intesa”. Per quanto riguarda infine un possibile referendum Landini spiega che “non abbiamo il mandato per poter cancellare diritti indisponibili dei cittadini”.

A non andare giù ai metalmeccanici Cgil è soprattutto la clausola relativa a provvedimenti disciplinari e licenziamenti definita come “la più spregiudicata di tutto il documento Fiat”, viene spiegato in un volantino consegnato ai rappresentanti del comitato centrale. Per la Fiom, infatti, “il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall’articolo 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento”. Nella proposta di accordo la Fiat propone che “la violazione, da parte del singolo lavoratore, di una delle condizioni contenute nell’accordo costituisce infrazione disciplinare da sanzionare, secondo gradualità, in base agli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari e ai licenziamenti per mancanze”.

Anche sulla clausola di responsabilità, che nella proposta Fiat libera l’azienda da obblighi contrattuali in caso di mancato rispetto degli impegni assunti con l’accordo, secondo la Fiom “alla Fiat viene data totale discrezionalità per valutare se una qualsiasi iniziativa – dalla protesta allo sciopero – in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell’accordo (carichi di lavoro, straordinari, gestione della forza lavoro) costituisce violazione dell’accordo stesso”. Per la Fiom, per raggiungere gli obiettivi del piano di rilancio di Pomigliano alla Fiat basterebbe applicare il contratto nazionale senza deroghe.

Della situazione della Fiom di Pomigliano d’Arco ha parlato anche il presidente della Camera Gianfranco Fini spiegando che se agli operai fosse stato detto “di rinunciare ai vostri diritti per avere il lavoro, io avrei detto di no”, ha aggiunto Fini, ribadendo che non è “stato questo l’approccio. Anzi è stato un approccio che riecheggia un appello alla concordia tra capitale e lavoro che fa parte della cultura politica del secolo scorso della dottrina sociale della Chiesa”.