Fiat: Pomigliano, per gli operai è stato un venerdì di paura

Pubblicato il 11 Giugno 2010 - 23:59| Aggiornato il 23 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Nessun sospiro di sollievo per gli oltre 5mila operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco (Napoli), che hanno trascorso oggi 11 giugno un lunghissimo “venerdì di paura”. Un centinaio di lavoratori ha presidiato l’Unione industriali di Roma, dopo le lapidarie parole dell’Ad Sergio Marchionne che in mattinata aveva paventato un’ipotesi di chiusura in caso di mancato accordo.

Ed invece, nel corso del vertice tra azienda e sindacali nella Capitale, si è giunti ad una intesa che potrebbe sfociare, martedì prossimo, in un accordo anche separato. Fim, Fismic, Uilm e Ugl, infatti, hanno dato la propria disponibilità a siglare l’accordo, con l’aggiunta di una clausola di raffreddamento che, secondo alcuni rappresentanti sindacali, potrebbe ovviare a quella sulle sanzioni contro gli scioperi e le malattie. Secondo altri, sarebbe un paracadute per l’azienda che, così, potrebbe derogare il contratto nazionale ed i diritti dei lavoratori. La Fiom, da parte sua, ha messo un freno, e lunedì convocherà i propri vertici per discutere sul da farsi. Per gli operai, invece, si apre la prospettiva di un referendum, voluto anche dai vertici aziendali.

“Abbiamo ritenuto opportuno condividere l’ipotesi di accordo per far partire e sviluppare il Giambattista Vico e nei prossimi giorni daremo la parola ai lavoratori con il referendum”, ha sostenuto Luigi Mercogliano, della segreteria provinciale della Fismic, mentre Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim, ha sostenuto che insieme agli altri sindacati favorevoli “si salva l’investimento per Pomigliano che assicurerà lo sviluppo e la prospettiva occupazionale”.

Meno positivista Crescenzo Auriemma della segreteria regionale Uilm, che avrebbe preferito firmare l’accordo oggi: “Il comportamento dell’azienda è stato incomprensibile”, mentre le Rsu della Fiom difendono la posizione del sindacato, sostenendo che l’azienda “non ha alcuna intenzione di siglare l’accordo, ma vorrebbe trasformare lo stabilimento in una zona franca dai diritti”.

Per Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas, “l’accordo non ha tenuta giuridica, perché i diritti individuali dei lavoratori superano quelli contrattuali collettivi”, ed il sindacato di base ha anche annunciato scioperi “di ogni forma di comando al lavoro straordinario in fabbrica sia all’interno delle giornate lavorative e di riposo” a partire da oggi e fino a tutto il 2014, diffidando i confederali a firmare.

Il tutto mentre gli operai sperano in un futuro senza cassa integrazione, che tra ordinaria e straordinaria ha “messo a stecchetto” tutti da circa due anni. “La preoccupazione resta – dice Mimmo Loffredo, che oggi era a Roma con altri operai – in quanto non sappiamo quale sarà il nostro futuro occupazionale. Ma siamo pronti a nuove proteste, come quelle degli anni passati, per poter difendere il nostro lavoro ed i nostri diritti. La Fiat sta sfruttando il fermo produttivo che ci ha messi in seria difficoltà, ma non possiamo dire addio ai nostri diritti”. Per altri la speranza è ancora tanta: “Mettiamo a disposizione un’esperienza trentennale – afferma Mimmo Falduti – abbiamo cominciato a fare auto quando il dottor Marchionne non aveva ancora conseguito la patente”.