Fiat, referendum a Mirafiori nel segno della paura

Pubblicato il 5 Gennaio 2011 - 20:21 OLTRE 6 MESI FA

Tute blu al voto sull’accordo di Mirafiori tra il 13 e il 14 gennaio. La data del referendum nelle storiche Carrozzerie torinesi della Fiat è stata fissata, il risultato si dovrebbe conoscere già nella tarda serata di venerdì 14.

La Fiom, che non ha firmato l’intesa del 23 dicembre, parla di voto ”della paura”, di ”ricatto” da parte dell’ad Sergio Marchionne: il referendum è ”illegittimo”, è la posizione dei metalmeccanici della Cgil guidati da Maurizio Landini, perché – sostengono – non si può sottoporre ai lavoratori un testo che cancella diritti, libertà sindacale e contratto nazionale.

La consultazione partirà alle 22.00 di giovedì 13: i primi a votare saranno, infatti, i lavoratori del turno di notte, che comincia a quell’ora; poi voteranno i lavoratori del primo e del secondo turno di venerdì. Quindi partirà lo spoglio delle schede.

La vittoria del sì è data per certa. I sindacati firmatari dell’accordo – Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic, Ugl metalmeccanici e Associazione Capi e Quadri – si attendono una partecipazione al voto di circa il 95% delle tute blu delle Carrozzerie (5.500) con una percentuale dei sì all’80%. Per un “accordo importante, sottolineano, che consentirà il rilancio dello stabilimento, la garanzia dei posti di lavoro e di un investimento da oltre un miliardo di euro”. Vincolato, appunto, all’esito positivo del referendum, come più volte ripetuto dallo stesso ad del Lingotto, Sergio Marchionne.

Con l’affermazione del sì ”invito la Fiom a tenere conto del risultato e a sottoscrivere l’intesa”, dice il numero uno dei metalmeccanici della Cisl, Giuseppe Farina: in caso contrario, sarebbero loro a ”ritirare” la firma dall’accordo. Perché il referendum è uno ”strumento democratico e le scelte della maggioranza vincolano la minoranza”, sottolinea Farina, ”altrimenti chiamare al voto i lavoratori è perfettamente inutile”.

La linea è quella indicata dal leader dell’organizzazione di via Po, Raffaele Bonanni, secondo cui il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dovrebbe intervenire sui ‘ribelli’ della Fiom. Ma la Fiom non cambia posizione. ”Quell’accordo non lo firmiamo”, dice Landini, che però rispetto al voto spiega: ”Noi invitiamo i lavoratori ad andare a votare, perché sappiamo che la Fiat potrebbe fare delle ritorsioni; ci rendiamo conto che le persone sono sotto ricatto e non chiediamo a nessuno di essere eroe”.

Si vuole ”imporre un referendum della paura”, aggiunge il responsabile nazionale Auto, Giorgio Airaudo, che rispetto all’esclusione delle tute blu Cgil dalla rappresentanza sindacale all’interno della fabbrica (l’accordo la riserva alle sigle firmatarie) avverte: ”E’ più facile che sparisca prima l’amministratore delegato da Mirafiori che la Fiom. C’eravamo prima di Marchionne e ci saremo anche dopo”.

Con la Fiom, intanto, torna schierarsi l’ex leader di Corso d’Italia, Sergio Cofferati: ”Sarò in piazza il 28 gennaio per lo sciopero generale proclamato dal sindacato perché è legittimo e opportuno”, afferma. Mentre non risparmia un nuovo attacco all’attuale leader della Cgil, Camusso: la sua proposta di firma tecnica (con la vittoria dei sì) ”prefigura una lesione gravissima dello statuto” che ”vieta di firmare accordi lesivi dei diritti, sanciti da contratto e legge”. Le ”grandi organizzazioni hanno credibilità e capacità di agire con consenso – aggiunge l’europarlamentare Pd – solo quando rispettano in primo luogo le regole che loro stessi si sono dati”. La Fiom ”è causa del suo male”, dice la Fismic.

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