Fiat, Fabbrica sempre meno Italiana Automobili Torino: pioggia di critiche su Marchionne e la “fuga serba”

Pubblicato il 22 Luglio 2010 - 19:06 OLTRE 6 MESI FA
marchionne

L'ad della Fiat, Sergio Marchionne

Questa mattina arriva l’annuncio dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne: la Fiat andrà ad investire in Serbia. Il manager italo-canadese questa volta si è attirato una pioggia di critiche, anche perché Marchionne nel suo annuncio attacca i sindacati: “Se non ci fosse stato il problema Pomigliano – dice – la L0 (nuova macchina che verrà prodotta in Serbia, ndr) l’avremmo prodotta in Italia”. Ed è subito polemica. Critiche, bipartisan come altre volte lo furono i complimenti, che al numero uno di Fiat arrivano dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che annuncia un prossimo confronto con Marchionne, dal Pd con Bersani che parla di “annuncio sorprendente”, dalla Lega che con Calderoli dice che l’investimento in Serbia “non sta nè in cielo, nè in terra”, dal governo che con Sacconi chiede di riaprire il tavolo delle trattative, dalla regione Piemonte che chiede un incontro urgente con Marchionne, da Cgil e Cisl che si mobilitano. Resta, solo, l’assordante silenzio della Uil che ieri ha sostenuto che ci vorrebbero “dieci Pomigliano” perché quell’accordo “ha segnato una svolta nella storia” sindacale italiana.

Sacconi: tavolo tra le parti. ”Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l’insieme del progetto Fabbrica Italia, cioe’ quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena utilizzazione (rpt, utilizzazione) degli impianti secondo il modello gia’ concordato a Pomigliano”. Lo ha detto a Pescara il ministro del Welfare e del Lavoro, Maurizio Sacconi. ”Io credo – ha aggiunto il ministro – che ci sia modo di saturare i nostri impianti alla luce dei buoni risultati che il gruppo sta conseguendo negli ambiziosi progetti che si e’ dato. Certo – ha concluso – occorrono relazioni industriali cooperative perche’ invece le attivita’ che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti”.

Calderoli: Fiat in Serbia? Non sta nè in cielo nè in terra. “La Fiat in Serbia? L’ipotesi ventilata da Marchionne non sta né in cielo né in terra. Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a più miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione”. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli esprime il suo dissenso sulle parole di Marchionne: “Non si può pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l’auto e gli aiuti dello Stato e poi – aggiunge – alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto”.

Ronchi: spero sia boutade estiva. ”L’ipotesi ventilata dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, di portare in Serbia la produzione dello stabilimento di Mirafiori mi sembra assomigli a una boutade estiva o a un modo per forzare la mano. Per questo non mi sembra il caso di prenderla davvero in considerazione. Ovviamente se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, la nostra opposizione sarebbe fermissima”. Lo ha detto il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. ”In un momento di grave crisi come quello che stiamo affrontando – afferma il ministro – e da cui l’Italia sta uscendo ma a costo di durissimi sacrifici, fa male sentir parlare di possibile delocalizzazione della produzione. Non si puo’ chiedere al Governo e al Paese di impegnarsi per favorire la crescita e lo sviluppo e poi pensare di andare a produrre all’estero. Questo e’ assolutamente inaccettabile”, ha concluso Ronchi.

Bersani: sorprendente annuncio, riaprire tavolo. ”E’ sorprendente questo annuncio – ha affermato il leader del Pd – Non ho capito quale tipo di ragioni si portano per dire che in Serbia ci sono condizioni che non si troverebbero a Torino. Su questo servono chiarimenti. Rispetto alla realta’ torinese ho colto una colpevolizzazione che non ha riscontro con la realta’: e’ una citta’ con la piu’ antica cultura industriale, ha visto di tutto, ristrutturazioni, flessibilita’. Non si puo’ fare spallucce”. Bersani ha poi scandito l’acronimo della Fiat: ”Fabbrica italiana auto Torino”, ed ha concluso: ”partiamo da li”.

Berlusconi, ha aggiunto Bersani, pur essendo Ministro dell’Industria ad interim, non si occupa della vicenda FIat perche’ ”e’ impegnato nel frutteto, con le mele marce”. Bersani ha prima chiesto al governo la convocazione di un tavolo su tutti i dossier dell’azienda torinese, poi ha aggiunto: ”non pretendo che sia il ministro dell’Interim a farlo, ma chi nel governo puo’, lo convochi”. Ai cronisti che gli hanno chiesto perche’ non pretende che sia Berlusconi a prendere l’iniziativa, visto che e’ il ministro competente, Bersani ha replicato: ”e’ impegnato nel frutteto, con le mele marce”. ”Chi apre il tavolo Fiat? ha chiesto Bersani, che ha aggiunto: ”Vogliamo per l’occasione fare uno straccio di ministro dello Sviluppo o lo vogliamo di legno?”.