Fiat, a Termini Imerese prevale l’indifferenza su Pomigliano

Pubblicato il 16 Giugno 2010 - 17:21 OLTRE 6 MESI FA

La consapevolezza di essere ad un passo fuori dalla Fiat e la stanchezza per i lunghi periodi di lotta e di cassa integrazione lasciano quasi indifferenti gli operai di Termini Imerese rispetto all’accordo firmato per lo stabilimento di Pomigliano da Fim e Uilm, in contrasto con la Fiom.

Qualche commento si riesce a strappare ai lavoratori più sindacalizzati, che comunque vivono le tensioni di Pomigliano come qualcosa di lontano dai problemi che riguardano invece Termini Imerese, che a fine 2011 chiuderà, come deciso dall’ad di Fiat Sergio Marchionne a prescindere dai colloqui in corso tra Invitalia, l’advisor che opera per conto del ministero per lo Sviluppo, e i potenziali gruppi imprenditoriali e finanziari interessati a rilevare la fabbrica siciliana dove lavorano 1.500 operai diretti e altri 600 addetti nell’indotto.

“Sono un po’ geloso di Pomigliano, loro almeno hanno una opportunità noi qui a Termini Imerese abbiamo il nulla – dice il segretario provinciale della Uilm ed ex operaio Fiat, Vincenzo Comella – E’ vero che quell’accordo non è una conquista sindacale, anzi; ma di fronte all’aut aut della Fiat e con un investimento importante questa vicenda può diventare una occasione”.

Parla di “diritti calpestati e di classe operaia falcidiata”, invece Giuseppe Giudice, operaio della Fiom, secondo cui “se quest’accordo fosse stato proposto a Termini Imerese il clima sarebbe stato ancora più infuocato, avremmo avuto contro tutti, dalla Chiesa alla politica tutta”. “Sono convinto – aggiunge – che questa battaglia in Sicilia l’avremmo persa, la nostra regione è ai margini, siamo più deboli. Oggi però in fabbrica la gente è stanca della Fiat, che non è vista più come un’opportunità per le future generazioni, lo stabilimento ormai è abbandonato a se stesso”.