Fiat e l’ipotesi trasferimento: il terrore tra gli operai di Mirafiori

Pubblicato il 8 Febbraio 2011 - 18:14 OLTRE 6 MESI FA

La Torino operaia ha accolto con timore e sorpresa l’annuncio di un trasferimento della sede Fiat a Detroit. L’articolo scritto da Paolo Griseri per Repubblica racconta di una Mirafiori spiazzata.

“Non sappiamo niente da un bel po’ di tempo. Facciamo tanta cassa integrazione, due settimane al mese, ma quando chiediamo il motivo, non ci dicono il perché”, dicono gli operai.

Certo, le rassicurazioni da parte del Lingotto ci sono state, e a Torino c’è, almeno al momento, il nucleo centrale del gruppo, quell’area chiamata “Engineering and design” che materialmente progetta le auto Fiat.

“Normalmente lavoriamo a ‘n -20’”, spiega a Griseri Angelo, ingegnere quarantenne, uno dei pochi che accetta di parlare. Tradotto vuol dire che ciò che viene progettato negli uffici diventa auto disponibile nei concessionari dopo 20 mesi.

Ma che cosa ne sarà dell’azienda tra venti mesi ora sono in pochi a poterlo dire. “Se facciamo cassa adesso vuol dire che tra due anni non usciranno molti modelli. Almeno da questi uffici. Per il momento stiamo finendo la 846 e la 330” (ovvero la nuova Ypsilon in produzione in Polonia dal prossimo anno e i piccoli monovolume che saranno realizzati in Serbia).

Il timore maggiore per i 2500 addetti alla progettazione degli enti Centrali è che “venga progressivamente trasferita negli Usa l’ideazione dei modelli di gamma medio-alta, dal segmento C in su, quelli che verranno realizzati sulla piattaforma americana denominata ‘Us wide’”.

Per questo il timore cresce ogni volta che si viene a sapere di una nuova richiesta di trasferimento di dipendenti a Detroit. “Per il momento stiamo parlando di meno di un centinaio di persone — racconta il progettista — e devo dire che, tranne pochi casi, molti sono contenti di poter fare le valigie e sfruttare quella che è indubbiamente un’opportunità di crescita professionale”.

“Ci colpisce — aggiunge Angelo — non il numero ma il fatto che vengono trasferite persone che hanno un ruolo chiave. Ora stiamo trasferendo negli Usa il sistema informatico con cui si progetta in Fiat, il Codep. Altri sono partiti per integrare il sistema elettrico ed elettronico delle auto. Ci colpisce negativamente il fatto che molti di noi vanno a Detroit e rimangono magari mesi mentre i progettisti di Detroit che vengono a Torino sono molto pochi e si fermano qualche giorno”.

L’incertezza non riguarda solo i progettisti di carrozzeria ma anche i circa 1200 ingegneri che progettano i motori del futuro, al lavoro negli uffici di Powertrain sempre agli Enti Centrali: “Quando Obama ha scelto la Fiat proprio per i nostri motori multiair — dice a Repubblica Luigi, ingegnere motoristico di 37 anni — eravamo orgogliosi. Ora invece è subentrata l’incertezza. Ci incontriamo nei corridoi e ci chiediamo: ‘Se ci chiedono di trasferirci in America, che cosa rispondiamo?”.

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