La Borsa dice sì al piano Marchionne: vola la Fiat. L’ad: “Col no al referendum salta Mirafiori”

Pubblicato il 3 Gennaio 2011 - 17:58 OLTRE 6 MESI FA

Sergio Marchionne

Debutto positivo per Fiat Industrial in Piazza Affari, la società scissa da Fiat spa che raggruppa le attività nei camion (Iveco), macchine agricole e movimento terra (Cnh): il titolo ha chiuso le contrattazioni del primo giorno di quotazione in crescita del 3,05% a 9 euro netti.

Ancora meglio ha fatto Fiat spa, che è salito del 4,91% a 7,02 euro segnalandosi come il miglior titolo del paniere principale della Borsa di Milano. Il listino generale di Piazza Affari ha chiuso in crescita dell’1,30% e sono forti i titoli dell’auto in tutta Europa, spinti da Porsche, salita di circa il 15% dopo che negli Stati Uniti e’ stata rigettata una causa da due miliardi di dollari contro la casa tedesca.

Mirafiori. “Se il referendum di Mirafiori – ha proseguito – raggiungerà il 51% andremo avanti con il nostro progetto. La gente si deve impegnare a fare le cose. La Fiat non ha lasciato fuori nessuno – ha detto ancora Marchionne – se qualcuno ha deciso di non firmare, non significa che io abbia lasciato fuori qualcuno. La Fiat ha bisogno di libertà gestionale e non può essere condizionata da accordi che non hanno più senso”. “La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom” ha chiosato l’ad del Lingotto.

Fiom. Un’affermazione quest’ultima che provocava la reazione immediata della Fiom: “La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom… certo, anche senza la Fim e la Uilm, perchè le vetture le fanno i lavoratori”: così replica il segretario generale dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, alle parole dell’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne.

“Ma ai lavoratori si stanno limitando i diritti”, aggiunge Landini, rivolgendosi quindi a Marchionne: “Pensa davvero che le sue fabbriche possano funzionare senza consenso? Pensa che l’intelligenza delle persone è a comando, è sotto ricatto? Questa è una gestione autoritaria e antidemocratica”.

Il piano. Ma l’ad del Lingotto non ha toccato solo i temi del rapporto con i sindacati. “È veramente offensivo il fatto che bisogna vedere i punti specifici del piano di Fabbrica Italia” ha aggiunto Marchionne a chi gli chiedeva chiarimenti sul suo progetto. “Non ho chiesto allo Stato, ai sindacati di finanziare niente – ha proseguito il manager – è la Fiat che sta andando in giro per il mondo a raccogliere i finanziamenti necessari per portare avanti il piano. Andate in giro, voi e i sindacati, a raccogliere i soldi”.

“Chiedere a Fiat di svelare i dettagli del piano – ha quindi rincarato Marchionne – lo trovo ridicolo. Vogliono vedere il resto degli investimenti? Ma che scherziamo?”. “Sono appena tornato dal Brasile, dove ho inaugurato con l’ex presidente Lula una fabbrica a Pernambuco – ha ricordato -, non si sarebbe mai permesso qualcuno in Brasile di farsi dare i dettagli dell’investimento: non lo fa nessun altro paese del mondo. Smettiamola di comportarci da provinciali – ha poi affermato -, quando serviranno gli altri 18 miliardi del piano li metteremo”.

Valorizzazione. “Abbiamo il dovere di stare al passo coi tempi e di valorizzare tutte le nostre attività” ha spiegato ancora Marchionne. “Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato – ha detto Marchionne – non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune. Questo è un momento molto importante per la Fiat, perchè rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza”.

Il risultato della gestione ordinaria di Fiat Industrial “aumenterà in modo significativo, con un target di 3,3 miliardi di euro nel 2014. L’ebitda industriale passerà da circa 1,4 miliardi a 4,1 miliardi nel 2014» ha aggiunto Marchionne. Il presidente di Fiat Industrial ha spiegato che la scissione del gruppo Fiat è stata decisa «per rispondere a una logica di crescita di autonomia e di efficienza. L’identità di un’azienda non sta in una ragione sociale, sta nelle persone che ci lavorano, in un preciso momento e con precisi obiettivi”.

CHRYSLER – Marchionne ha poi spiegato che Fiat potrebbe salire al 51% di Chrysler già nel 2011, possibilità che sarebbe più concreta con la quotazione in borsa del gruppo americano nel corso dell’anno. «Sì, ci stiamo pensando, ci pensiamo sempre anche nel 2011», ha detto Marchionne. «Se Chrysler andrà in borsa nel 2011 dovremo pensare a una accelerazione dell’opzione per l’aumento della partecipazione in Chrysler», ha aggiunto Marchionne. L’accordo siglato da Fiat prevede una opzione per salire al 51% di Chrysler da esercitare tra il 2013 e il 2016. L’intesa prevede anche che Fiat possa salire al 51% prima del periodo, sempre che il gruppo abbia pagato tutto il debito che ha con il governo americano.

RAPPORTI CON CONFINDUSTRIA – L’uscita da Confindustria di Fiat, «la vedo come possibile, ma non probabile» ha detto Marchionne. «Fiat non può continuare – ha aggiunto – ad essere condizionata».