Finanziaria: ok definitivo al Senato, ma l’opposizione attacca

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 - 19:57 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente del Senato Renato Schifani

Per l’ultima volta Futuro e Libertà e maggioranza di governo hanno votato compatti. Grazie al loro voto il senato ha approvato la manovra, cioè al disegno di legge “Bilancio e Legge di Stabilità”: a votare a favore sono stati in 161, 127 i voti contrari, 5 gli astenuti. L’accordo è stato raggiunto dopo un esame blindato da maggioranza e Governo. I cinque astenuti al voto finale sul ddl di stabilità e al ddl di bilancio di Palazzo Madama sono i senatori della Svp (Peterlini, Pinzger, Thaler Ausserhofer) e due senatori di Mpa, Giovanni Pistorio e Sebastiano Burghetta. Il terzo senatore dell’Mpa, Vincenzo Oliva, non ha invece partecipato al voto.

Viene così rispettato l’accordo tra il Quirinale e i presidenti delle Camere di arrivare all’approvazione prima delle mozioni sul governo. Tanto che il presidente del Senato, Renato Schifani, al termine ringrazia i senatori in aula: ”L’impegno è stato mantenuto. E vi ringrazio per non avermi fatto fare brutta figura” con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Ora è attesa la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione.

Attacca l’opposizione, sia per la blindatura, ma anche sull’ipotesi che gli interventi messi in campo per la stabilità delle finanze pubbliche siano di fatto insufficienti. E questo costringerebbe l’esecutivo ad una manovra di aggiustamento sul deficit 2011 che il Nens, dell’ex ministro delle finanze, Vincenzo Visco, valuta in circa 7 miliardi.

La manovra dovrebbe essere fatta già ad inizio del prossimo anno. Su un fronte di tempo più lungo ci sarebbe poi l’eventualità, ancor più drammatica, di una decisione della Commissione europea che impegni i Paesi con i debiti più alti, e tra questi l’Italia, ad adottare piani progressivi di rientro.

”La verità – dice il presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro – è che ci sarà bisogno di sacrifici per ridurre il debito pubblico. Credo che avremo bisogno di una manovra aggiuntiva. Avremo la necessità di rientrare di 45 miliardi per onorare gli impegni in sede Ue”.

Ma – dice da Bruxelles il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – di questo si parlerà tra 5 anni. Inoltre il titolare di via XX Settembre rinvia a venerdì 10 dicembre un approfondimento sui temi della finanza pubblica italiana quando ci sarà in commissione Bilancio alla Camera un’audizione con il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn: ”Vedrete venerdì in Parlamento, quando terrò in Commissione bilancio alla Camera un’audizione col commissario Rehn”.

Una risposta che alimenta comunque una serie di interpretazioni sull’ipotesi che il Tesoro stia pensando ad un intervento ma che ambienti del Tesoro stesso indicano come improbabile. C’è già la Legge di Stabilità – si spiega – e si va avanti forti anche dei giudizi positivi di Ocse, Fmi e agenzie di rating.

Per quanto riguarda la Finanziaria 2011 si ripropone intanto in aula a Palazzo Madama lo stesso copione già visto in Commissione Bilancio: nessuna modifica ma ok ad una serie di ordini del giorno (cioè ipotetici impegni per il Governo) a metter mano ad alcuni argomenti. Almeno quelli condivisi da tutti.

Il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, chiede infatti in aula ai gruppi di ritirare tutti gli emendamenti e apre all’approvazione degli odg. Rispunta così e viene approvato (come in Commissione) l’ordine del giorno del Pd che impegna il governo a ”destinare, per l’anno 2011, nel primo decreto legge emanando, una ulteriore quota pari a 300 milioni di euro alla proroga della liquidazione della quota del cinque per mille dell’Irpef” riportando così la dotazione finanziaria della misura a 400 milioni. Insomma non leggi ma impegni legati oltretutto all’evolversi della crisi politica in atto. Molti sperano, ad esempio, che il milleproroghe di fine anno possa concretizzare questi impegni. Ma per sapere se sarà così occorrerà attendere il voto delle mozioni sulla fiducia al governo.

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