Fisco. Casa e ufficio coincidono? L’ispettore non entra: serve l’ok del pm

Pubblicato il 21 Febbraio 2013 - 12:48| Aggiornato il 22 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fisco: gli ispettori non possono effettuare controlli o sequestri se l’imprenditore o il professionista abitano ufficio che corrisponde allo stesso indirizzo dell’abitazione. Meglio: se i locali casa/ufficio sono distinti ma comunicanti, l’interdizione resta. Per accedervi, l’amministrazione finanziaria ha bisogno dell’autorizzazione del Procuratore della Repubblica. Lo stabilisce la Cassazione, con la sentenza 4140/13 depositata il 20 febbraio 2013.

Il caso preso in esame e risolto in favore del controllato, riguardava un’impresa accusata di alcune violazioni fiscali tra cui falsa fatturazione. L’impugnazione da parte del titolare dell’impresa ha mirato a dimostrare, riuscendoci alla fine, come il controllo non fosse regolare perché casa e ufficio erano comunicanti tramite due porte. Cioè, le prove raccolte nel suo ufficio e che poi hanno determinato le contestazioni sulle false fatturazioni, non potevano essere conseguite se non attraverso la violazione del domicilio.

Accesso per il quale, sosteneva la difesa, suffragata ieri dai magistrati della Cassazione, era necessaria l’autorizzazione del pm. In conclusione: l’imprenditore ha vinto su tutta la linea (tre gradi di giudizio), l’Agenzia delle Entrate non può bypassare le garanzie previste dall’articolo 52 del Dpr 633/72. Altrimenti, in altri casi del genere, al controllato basta esibire una pianta catastale.