Fisco e burocrazia lenta? Imprese in fuga

Pubblicato il 18 Ottobre 2010 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA

Se la burocrazia è troppo lenta le aziende scappano, non delocalizzano ma spostano però le loro attività. Qual è il problema nel sistema?
Lo ricostruisce La Stampa:
“Trecento aziende italiane si sono già trasferite in Canton Ticino, specie tra il comparto metalmeccanico. Pensavamo che il ticinese fosse l’unica via di fuga, ma poi abbiamo scoperto un mondo nuovo, il Vallese», finora sconosciuto a Cinisello Balsamo, hinterland milanese, dove Laura Costato manda avanti con 4 addetti un’impresetta che fa viterie per elettrodomestici e l’automotive. «Abbiamo infatti deciso di trasferirci vicino Sion. Siamo costretti ad emigrare dove il lavoro è valorizzato, non tartassato…».
L’imprenditrice parla con un grumo di dispiacere. «Non avrei mai mollato ma devo pensare al futuro dei miei figli, anche a livello scolastico…». Dopo due visite nel Canton Vallese, la signora Costato fa parte di un gruppetto di 6 padroncini che ha deciso di fare il salto oltreconfine. «In modo consortile, per condividere la sfida. Tra tasse dirette e indirette da noi se ne va il 68% dell’utile, come si fa? In Svizzera pagheremo solo la tassa confederale dell’8,5% e, a regime, un’aliquota tra il 12 e il 19%». Ma la cosa che fa più gola è che «sono veloci nella burocrazia e nelle autorizzazioni». Fausto Grosso, 42 anni di Roletto, vicino Pinerolo, insieme a tre collaboratori fa lavorazioni metalliche di precisione. Anche lui traslocherà nel Vallese. «Ne ho già parlato con altri colleghi. Una decina è interessata». La Svizzera non scherza con le lusinghe. A metà luglio Stefano Bessone della «Greater Geneve Berne area» si è presentato a Busto Arsizio ad un’assemblea di Piccoli ossessionati dall’invasione cinese facendo volantinaggio pro confederazione: chi decide di trasferire la produzione creando 10 posti di lavoro, godrà di un’esenzione fiscale totale per 5 anni. Creandone 20, la franchigia raddoppia. Insomma musica per le orecchie di imprenditori vessati da una imposizione che in Italia è formalmente al 31,4% (27,5% Ires, 3,9 Irap) ma che sale oltre il 50% sommando tutti gli oneri”.

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