Pensioni, flat tax, Iva: i temi dell’accordo fra Lega e 5 Stelle

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Maggio 2018 - 17:06 OLTRE 6 MESI FA
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Il leader del M5s Luigi Di Maio arriva in stazione centrale per partecipare ad un vertice con il leader della Lega Salvini

ROMA – L’introduzione del meccanismo di “quota 100“, tra età anagrafica e contributi, per andare in pensione costerebbe 15 miliardi l’anno. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui, Ladyblitz – Apps on Google Play] La flat tax a due aliquote, con detrazioni decrescenti e cumulo dei redditi familiari, potrebbe costare tre volte tanto, fino a 45-50 miliardi. E a conti fatti i benefici, per una gran parte di contribuenti, potrebbero garantire un alleggerimento attorno al 40-50% per la maggior parte delle famiglie. C’è poi il reddito di cittadinanza e la necessità di annullare l’aumento Iva da 12,5 miliardi che scatterebbe a gennaio e potrebbe costare in media 242 euro a famiglia.

I temi che potrebbero entrare nel possibile programma di un governo M5s-Lega iniziano a riempirsi di dettagli. E, dalle pensioni alle tasse, arrivano anche le prime simulazioni su costi ed effetti.

LEGGE FORNERO ADDIO, COSTO FINO 15-16 MILIARDI L’ANNO. Le due proposte sul tavolo sono quelle di consentire l’andata in pensione con ”quota 100”, tra età anagrafica e contributi, oppure dopo 41 anni di lavoro. Nel primo caso il costo, introducendo anche il criterio di almeno 35 anni di contributi, – secondo i calcoli fatti da Stefano Patriarca, a lungo consulente di Palazzo Chigi per la previdenza e ora responsabile della società di consulenza e ricerca Tabula – è di 11,5 miliardi per l’anno di arrivo per arrivare a 15 miliardi a regime. Se si consente anche l’andata in pensione contemporaneamente con il criterio di uscita dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall’età il costo può salire a 16 miliardi a regime (12,3 miliardi nel primo anno). Insomma – per Patriarca – in 10 anni si potrebbe arrivare fino ad un costo cumulato di 150 miliardi di euro in 10 anni.

FLAT TAX A 2 ALIQUOTE. L’ipotesi sul tappeto è quella di introdurre 2 aliquote sui redditi ”familiari”, cumulando quindi quelli personali, al 15% fino a 80 mila euro e al 20% oltre. Sono poi previste deduzioni per 3.000 euro ogni componente familiare fino a 35 mila euro e solo per i familiari a carico tra i 35 e i 50 mila euro. I conti, nel dettaglio, sono stati fatti da Il Sole 24 Ore che evidenzia come il nodo rimanga quello dei costi di copertura che si aggirerebbero tra i 45 e i 50 miliardi. L’effetto della nuova curva sui redditi familiari – calcola il quotidiano – sarebbe differenziato tra single, famiglie monoreddito o con due redditi. Per i single lo sconto minore è sotto i 15.000 euro di reddito (solo il 5%) mentre tra i 30.000 e i 100.000 euro l’alleggerimento Irpef varia tra il 41 e il 53%. A 60.000 euro c’è lo sconto percentuale massimo, che vale in soldoni 9.500 euro. Per una famiglia monoreddito lo sconto tra i 30 e i 100 euro di reddito varia tra il 42 e il 52%. L’effetto combinato di aliquote e detrazioni, però, aumenta il prelievo per i redditi bassi, che sarebbe neutralizzato da una clausola di salvaguardia. Meno marcato, invece, lo sconto per le famiglie con due redditi: dal 6% di 30.000 euro di reddito, fino al 33% dei 100.000 euro. Va segnalato che, in valori assoluti, più si guadagna e più si risparmia: a 100.000 euro lo sconto va dai 9 ai 16 mila euro a seconda del tipo di famiglia.

L’IVA, CACCIA A 12,5 MLD. AUMENTO DA 242 EURO A FAMIGLIA. Tutti i partito vogliono neutralizzare l’aumento Iva che scatterebbe il prossimo gennaio. Servono 12,5 miliardi. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre il rincaro medio per famiglia sarebbe di 242 euro l’anno: 284 euro al nord, 234 al centro, 199 al sud.

LE COPERTURE, TRA SANATORIA E TAGLIO A SCONTI: Coprire tutti gli interventi non sarà facile. Si ipotizza una riduzione delle agevolazioni fiscali, che sono una selva, ma anche la possibile attuazione di una sanatoria ”Saldo e Stralcio” da 35 miliardi per chi ha pendenze con il fisco: il problema è che si tratterebbe di entrate una tantum a fronte di riduzioni d’imposta strutturali, che durano nel tempo.