Fmi: via alla riforma, più poteri ai Paesi emergenti. Strauss Khan: “Un accordo storico”

Pubblicato il 6 Novembre 2010 - 01:16 OLTRE 6 MESI FA

Il Board del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha dato via libera, a Washington, alla riforma delle quote e della governance. Lo indica lo stesso Fmi.

L’intesa di massima riguarda in particolare un aumento del peso delle grandi economie emergenti, trasformando così la Cina nel terzo Paese del Fondo in ordine di importanza.

Una ripartizione dei diritti di voto piu’ conforme al peso delle economie e maggiori risorse disponibili. Questi i punti cardine della riforma della governance e delle quote del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) proposta dal G20 e a cui il board del Fondo ha dato il via libera. Ecco di seguito i punti principali della riforma e i 20 principali membri del Fmi in base alle quote in loro possesso con la riforma.

– REDISTRIBUZIONE SEGGI BOARD: Il board resta di 24 seggi, di cui 10 saranno riservati ai dieci piu’ grandi stati membri del Fmi (Stati Uniti, Giappone, Brasile, India, Russia, Cina e quattro economie europee). L’Europa rinuncia a due seggi, passando dagli attuali nove a sette. La maggioranza qualificata viene mantenuta all’85% dei diritti di voto.

– RADDOPPIO QUOTE: La riforma adottata nel 2008, e mai entrata in vigore, avrebbe dovuto farle passare a 238,4 miliardi di dollari. Il G20 lo scorso 23 ottobre si e’ accordato per raddoppiare tale cifra, che cosi’ superera’ i 750 miliardi di dollari.

– AUMENTO DEL PESO DEI PAESI EMERGENTI: Trasferimento del 6% dei diritti di voto dalle economie industriali a quelle dinamiche. Il tutto tutelando i diritti di voto dei paesi piu’ poveri, ovvero quelli che chiedono prestiti al Poverty Reduction and Growth Trust e quelli che hanno un reddito pro-capite inferiore all’International Development Association (nel 2008 pari a 1.135 dollari l’anno).

L’Ue. L’Unione Europea ha rinunciato a due seggi in seno al Board del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). La riforma della governance dell’Fmi prevede infatti che il board rimanga di 24 posti, con le economie avanzate dell’Ue che perdono due seggi.

Il commento. Quello raggiunto oggi a Washington ”è un accordo storico” che rappresenta ”il maggior cambiamento di governance nei 65 anni di storia dell’Fmi” perché riconosce ”il crescente ruolo delle economie emergenti”. Lo ha detto il direttore generale del Fondo Dominique Strauss Kahn.