Fmi: “Capitali in fuga dall’Italia per il 15 per cento del Pil”

Pubblicato il 9 Ottobre 2012 - 23:49| Aggiornato il 10 Ottobre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Christine Lagarde

WASHINGTON – Il Fondo Monetario Internazionale rincara la dose sull’Europa: nonostante ”i notevoli sforzi compiuti” l’eurozona resta la ”principale preoccupazione dei mercati mentre i rischi per la stabilità finanziaria ”sono aumentati e la fiducia del sistema è molto precaria”.

La nota è contenuta nel Rapporto sulla stabilità finanziaria anche in riferimento all’ultima analisi diffusa pochi mesi fa rilevando inoltre una consistente fuga di capitali dalla periferia dell’euro: in un anno, tra giugno 2011 e giugno 2012, Italia e Spagna hanno sofferto di un deflusso degli investitori a causa dell’intensificarsi della crisi del debito sovrano.

L’uscita di capitali è stata di 235 miliardi in Italia, il 15% del pil del 2011 e in Spagna di 296 miliardi, equivalente al 27% del pil. Il fenomeno è stato particolarmente diffuso in Spagna, dove il downgrade del debito sovrano è stato seguito da quello delle aziende.

Una conferma dei rischi per l’Eurozona arriva anche dal presidente della Bce, Mario Draghi, secondo cui però esistono anche ”motivi di fiducia” e sottolineando come ”la rivitalizzazione del credito sia cruciale per la ripresa”.

L’economia europea e il suo sistema finanziario, avverte, ”continuano a trovarsi di fronte a tempi impegnativi” ma ”ci sono anche ragioni per avere fiducia”.

La percezione del rischio estremo sulla tenuta dell’euro e la fuga tuttavia hanno frammentato il mercato e reso più fragile i fondamentali stessi dell’unione monetaria, mette in evidenza il Global financial stability report diffuso dal Fondo monetario internazionale in occasione delle riunioni annuali dell’istituto di Washington e della Banca Mondiale ospitate a Tokyo.

La Bce, osserva il Fmi nel suo rapporto, ha operato bene per evitare un aggravarsi della crisi, sia con il piano Ltro sia con quello Omt che interviene direttamente sui bond pubblici, ma il rischio di una restrizione del credito resta se le misure adottate arrivano troppo lentamente.

E sulla ricetta per risolvere la crisi concordano Draghi e il Fmi ribadendo le linee già indicate ad aprile nel rapporto di primavera del Fondo, ovvero riforme strutturali e a sostegno della crescita, ristrutturazione bancaria, risanamento dei conti pubblici a livello nazionale.

L’organismo internazionale esorta anche a procedere ”con progressi tangibili verso l’unione bancaria” in grado di interrompere il circolo vizioso creato dal legame tra la crisi del debito sovrano e le banche nazionali, aggravato dalla fuga degli investitori internazionali.

Secondo Draghi esistono motivi per avere fiducia purché i decisori politici ”continuino ad attuare le misure concordate” e lo sviluppo del quadro istituzionale Ue ”con determinazione”, in modo da evitare il rischio di ”battute d’arresto”.