Gas razionato, nuovo incubo d’Italia. Se Putin chiude i rubinetti siamo fritti. Tre mosse per uscirne

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 6 Marzo 2022 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
Gas razionato, nuovo incubo d’Italia. Se Putin chiude i rubinetti siamo fritti. Tre mosse per uscirne

Gas razionato, nuovo incubo d’Italia. Se Putin chiude i rubinetti siamo fritti. Tre mosse per uscirne

Gas razionato. È l’ultimo  incubo italiano. Ultimo in ordine di tempo. Se  Putin, nella sua lucida follia, decidesse di chiudere i rubinetti, siamo fritti.

Perché “è impossibile rimpiazzare le forniture di gas russo”, sostiene Davide Tabarelli, modenese, presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia nonché professore di ingegneria civile, Chimica, Ambientale all’Universita’ Alma Mater di Bologna. Negli ultimi vent’anni sono state fatte politiche energetiche distaccate dalla realtà. Ora ce ne rendiamo conto.

IL PROSSIMO INVERNO SARÀ UN PROBLEMA COL GAS

I ricercatori di Nomisma hanno una vasta esperienza in campo energetico e ambientale. Di solito anticipano le dinamiche di fondo dei mercati e dell’industria. Vanno ascoltati. Specialmente sulle tematiche relative ai mercati delle fonti dell’energia.

E cosa dicono in materia? Dicono che l’incubo esiste. Certo, l’Algeria ci darà una mano. D’accordo. Ma nessun altro dei fornitori è in grado di pompare abbastanza gas per coprire i volumi russi. Basti pensare che il gasdotto che porta in Italia il metano dalla Siberia – in entrata a Tarvisio (Udine), al confine con la Slovenia – pompa ogni anno 30 miliardi di metri cubi di metano.

Dunque non ci sono alternative alle forniture russe. Questo è il guaio ciclopico – nella peggiore delle ipotesi – perché dovremmo fermare per forza le industrie “ interrompibili”.

GIÀ NEL 2006  PUTIN TAGLIO’ I RIFORNIMENTI DEL GAS

Le tensioni tra la Russia e l’Ucraina non sono, purtroppo, una novità. Ad esempio, nel gennaio 2006 Gazprom tagliò i rifornimenti per strozzare Kiev e l’Ucraina restò al freddo. In quella occasione le forniture all’Europa subirono un brusco calo.

E l’Italia fu costretta al razionamento delle forniture alle industrie. Oggi si consuma di meno per l’impennata dei prezzi. Tuttavia l’Italia consuma pur sempre qualcosa come 300 milioni di metri cubi di gas al giorno. Un volume notevole e le famiglie sono impegnate a ridurre i consumi. Ma più di così sarà difficile tagliare ulteriormente. Allora che fare? Come se ne esce?

TRE COSE DA FARE AL PIÙ PRESTO

Il suggerimento è targato Nomisma ed è in linea col Draghi pensiero.
1) RIGASSIFICATORI –  In Italia ne abbiamo solo tre in funzione: Portovenere, Porto Tolle, Livorno. Troppo pochi. Ci sono altri due progetti già approvati (Gioia Tauro e Capobianco) ma sono in sonno. Altri cinque sono nei sogni (Ravenna, Taranto, Monfalcone-Grado, Rosignano, Porto Recanati). Serve una accelerazione.
2) GASDOTTO TAP – È il gasdotto trans Adriatico . Fa arrivare in Puglia il gas dall’Azerbajian. Attraversa tre Paesi (Grecia,Albania, Italia ) e il canale d’Otranto. Va potenziato.
3) RETE DI SALVATAGGIO- Creare una rete continentale con gli altri Paesi europei dove c’è il nucleare, per non restare scoperti.