La Germania rinuncia al nucleare. E gli industriali ora corteggiano i Verdi

Pubblicato il 14 Luglio 2011 - 08:01 OLTRE 6 MESI FA

BERLINO – L’uscita dal nucleare programmata dalla Germania non cambia solamente le forme di approvvigionamento energetico del paese. In questa congiuntura anche i rapporti di influenza tra i grandi gruppi industriali tedeschi sono in corso di mutazione. Tradizionalmente alleati dei partiti al governo, CDU e FDP, i rappresentanti delle più grande compagnie hanno compreso che un nuovo vento sta tirando in Germania e si stanno rapidamente adattando. Negli uffici degli alti rappresentanti del partito un tempo «nemico» dei Verdi si accumulano gli inviti da parte delle associazioni di imprese e delle camere di commercio.

La comunità industriale si sta adattando alle nuove realtà politiche del paese e lo sta facendo alla maniera tedesca, con pragmatismo e senso del dettaglio. Solo qualche mese fa, i manager dei grandi gruppi industriali imploravano il governo di tenere in funzione le centrali nucleari il più a lungo possibile. Oggi, abbandonando consuetudini politiche e relazioni vecchie di anni, stanno corteggiando il partito dei Verdi. I dirigenti d’azienda hanno scelto come loro nuovo politico di riferimento Winfried Kretschmann, dei Verdi, divenuto recentemente governatore del Baden-Württemberg. Quando incontra i leader industriali, Kretschmann riceve quel trattamento ossequioso e cortigiano, che un tempo era riservato ai conservatori.

Malgrado le esigenze della realpolitik e l’ormai ineluttabile uscita dal nucleare, gli industriali non sono tutti entusiasti del nuovo corso. Alcune compagnie, specialmente le grandi industrie della metallurgia e dell’energia elettrica, vivono con grande preoccupazione gli attuali cambiamenti energetici. Un tempo dominanti nelle associazioni degli industriali, colossi come E.on e RWE, si trovano adesso in minoranza e non riescono più a imporre la loro voce. La BDI, la Confindustria tedesca, è stata recentemente spiazzata dalla decisione della BDEW, l’associazione delle industrie dell’energia elettrica e dell’acqua, di appoggiare la decisione del governo sull’uscita dal nucleare. I grandi gruppi industriali non riescono più a far valere il loro tradizionale peso.