GFK/Eurisko: la multinazionale tedesca annuncia licenziamenti in Italia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Giugno 2014 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA
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ROMA – La GFK – multinazionale tedesca e colosso mondiale del Market Research che nel 2005 comprò l’italiana Eurisko – ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede la mobilità per 44 dei suoi 308 dipendenti italiani tra Roma e Milano. Piano che, denunciano i dipendenti e i sindacati, sembra anticipare la chiusura della sede romana del gruppo dove i dipendenti in esubero sono, secondo l’azienda, almeno uno su due. 

“La GFK – si legge in una nota dal sindacato di categoria Filcams-Cgil – ha deciso ora di ristrutturare e decimare letteralmente il proprio organico italiano mandando a casa più di un lavoratore su 10″.

Nel corso del primo incontro con le RSU aziendali e le organizzazioni sindacali nazionali (Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl), “pur dichiarandosi disponibile a discutere di eventuali misure alternative alla mobilità proposta unilateralmente e senza preavviso, l’azienda  e il suo amministratore delegato Silvio Siliprandi, che sino a pochi giorni prima avevano rassicurato i lavoratori, hanno sottolineato come si tratti di una situazione strutturale e non congiunturale”, continua la nota.

“Affermazione che lascia intendere come la volontà dell’azienda sia quella di diminuire l’investimento nel nostro Paese non come conseguenza di una contrazione del mercato ma come una scelta strategica – sottolinea la Filcams – E questo facendo pagare come sempre il prezzo ai lavoratori e alle casse pubbliche italiane”.  

La trattativa, appena cominciata con un incontro avuto il 3 giugno a Milano, proseguirà ora con un calendario di incontri già fissato. Nel dettaglio, secondo quanto si legge nella nota, la GFK Eurisko, ha aperto una procedura di mobilità  dichiarando una situazione di ‘esuberi’ pari a 44 lavoratori su un totale di 308 dipendenti: 32 esuberi per la sede di Milano su 284 addetti, e 12 esuberi  per la sede di Roma su  24 addetti.

“Questa situazione conferma che sempre il conto della  crisi viene  pagato dai lavoratori, che subiscono decisioni prese all’estero, senza  che la dirigenza italiana pensi di agire  preventivamente, si sarebbe potuto ricorrere infatti già dallo scorso luglio a dei contratti di solidarietà che avrebbero alleggerito il costo del lavoro; particolarmente colpita la sede di Roma che verrebbe di fatto dimezzata, mantenendo solo un presidio territoriale. Tutta la situazione potrebbe ricadere anche sui lavoratori a progetto che l’azienda utilizza nell’ordine di diverse centinaia”, queste le dichiarazioni della Filcams Cgil dopo il primo incontro.