Unicredit, Consob: “Sui soci libici accertamenti in corso”

Pubblicato il 1 Settembre 2010 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA

Non si è ancora spenta l’eco della “spettacolare” visita di Gheddafi a Roma, che sugli investimenti libici in Italia si accendono i riflettori dell’Autorità di controllo sulle banche. La Consob, pur concedendo che si tratti di un controllo di routine, vuol vederci chiaro su quel 7% con cui i fondi libici occupano il board di Unicredit.

La questione è semplice. La Libia ha recentemente aumentato la propria partecipazione nell’istituto di credito, portandosi al 7%. In realtà, però, tale quota è divisa in due tronconi diversi, uno posseduto dalla Central Bank of Lybia (banca centrale del paese), pari al 4,99%, e l’altro dalla Libyan Investment Authority (un fondo governativo), pari al 2,075%. Ma entrambi fanno capo al governo del Colonnello Gheddafi, e potrebbero quindi essere considerati come una singola entità.

In questo caso, la Libia andrebbe a violare una norma dello Statuto di UniCredit che afferma che non si può superare la soglia del 5%.

In particolare, la Commissione avrebbe chiesto alla Central Bank of Libya (che detiene il 4,98%) e alla Libyan Investment Authority (2,075%) di dichiarare la natura dei loro rapporti.

In base allo statuto di Unicredit il tetto dei diritti di voto è fissato al 5%. Pertanto si starebbe verificando l’applicabilità di questa norma statutaria alle quota libica, che nel complesso ammonta al 7 per cento.

Nonostante la fanfara con cui Gheddafi è stato accolto (a riceverlo c’era tutto lo stato maggiore dell’impresa pubblica, semipubblica e privata italiana, Profumo in testa) c’è a chi la presenza dei libici non garba per niente. In effetti, al di là delle varie considerazioni sull’opprtunità di un abbraccio così stringente, la partita vera si gioca sul controllo politico delle banche. E non a caso la Lega non vede di buon occhio capitali e uomini non legati al territorio di riferimento. Senza mezzi termini, il sindaco di Verona, Flavio Tosi: “Dobbiamo vedere il piano di riorganizzazione di Unicredit e la gestione degli esuberi previsti, cioè come in concreto verranno fatti, ma soprattutto a noi interessa dove verranno fatti”. Insomma se ristrutturzione ci deve essere, come sarà, andrà gestita in loco, e non subita da “cinici investitori stranieri”. Gli inevitabili licenziamenti non ci saranno al nord, la Lega vigila. Questo il messaggio. Altro che cavalli berberi o Corano.

A far da “paciere” le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha assicurato che l’Italia garantirà la “massima trasparenza di tutte le partecipazioni” della Libia nelle società della Penisola. “Abbiamo istituito proprio al ministero degli Affari esteri un comitato strategico per la presenza dei fondi sovrani” ha ricordato il titolare della Farnesina. “Vogliamo garantire che le procedure siano trasparenti e conformi alle regole internazionali. Lo abbiamo sempre fatto, ad esempio con il Qatar e il Kuwait e lo faremo anche con la Libia”.