Grecia, lunedì banche aperte e Borsa chiusa. Scatta l’Iva al 23%

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Luglio 2015 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA
Grecia, lunedì banche aperte e Borsa chiusa. Scatta l'Iva al 23%

Grecia, lunedì banche aperte e Borsa chiusa. Scatta l’Iva al 23%

ATENE – La Borsa di Atene, ferma dal 29 di giugno in concomitanza con la chiusura delle banche del paese, non riaprirà lunedì mattina quando gli istituti di credito torneranno invece a riaprire i battenti. E’ quanto afferma un portavoce alla Bloomberg senza fornire una data del ripristino delle operazioni. Per i greci restano serie limitazioni al ritiro dei contanti, 420 euro a settimana. Iva rialzata dal 13 al 23% per una serie di prodotti, anche alimentari. Nuovo governo senza i dissidenti di Syriza, il partito di Alexis Tsipras spaccatosi sull’Agreekment. Prestito ponte da 7 miliardi di euro per evitare il default, in attesa – mercoledì – delle nuove severe misure per ridurre il costo delle pensioni.

Così la nuova Grecia prende lentamente forma. I 420 euro a settimana non sono diversi dai 60 giornalieri delle scorse tre settimane, ma si tratta comunque di un ritorno alla normalità in quanto si potrà pagare con gli assegni e avere accesso alle cassette di sicurezza. Rimangono bloccati invece i bonifici internazionali.

Quanto all’Iva si teme una certa confusione sui cartellini dei prezzi, anche perché i commercianti hanno avuto poco tempo per adeguarsi. Gli aumenti riguardano sia generi alimentari come pasta, zucchero e cacao, sia prodotti di consumo (anche i preservativi), che servizi, come quelli funerari.

Alcune decisioni prese dal governo Tsipras sono a prima vista difficili da capire. Per esempio sale l’Iva sull’olio di semi, ma non l’olio d’oliva: probabilmente perché se ne vende di più, sarebbe quindi un escamotage per non aumentare di fatto l’Iva su un prodotto di largo consumo. Lo stesso vale per i formaggi. Restano al 13%, ma non quelli grattugiati che passano al 23%. Ma nessuno grattugia la feta, il formaggio nazionale.

Il prestito ponte, poi, di oltre 7 miliardi di euro. Permetterà di evitare il temuto default, in quanto garantisce il rimborso di circa 3,5 miliardi alla Banca Centrale europea, in scadenza domani, e di una somma equivalente dovuta al Fondo Monetario Internazionale e non ancora rimborsata.

Per il governo Tsipras, dal quale sono scomparsi, con i rimpasti di queste ore, i radicali Yanis Varoufakis e Panagiotis Lafazanis, si annunciano comunque settimane difficili, in attesa delle nuove elezioni politiche che dovrebbero svolgersi in autunno, secondo gli osservatori locali.

La popolarità di Syriza rimane molto alta e gli ultimi sondaggi danno al partito oltre al 40%, il che significherebbe la maggioranza assoluta. Ma nessuno è in grado di valutare oggi quale sarà la situazione in autunno dopo settimane di austerità preceduta da mesi di crisi e una bancarotta sfiorata.

E poi ci sono i neo dissidenti. In una intervista al Fatto Quotidiano, Varoufakis non esclude un suo ritorno, ricordando che “ci sono 140mila persone che hanno votato per me, penso di essere il parlamentare più votato di tutta la Grecia nelle ultime elezioni. Glielo devo, resterò qui, devo combattere per la causa greca e per il 61,5% che ha votato no al referendum” organizzato da Tsipras per ottenere un appoggio popolare contro l’austerità di Bruxelles, prima dell’Agreekment.

C’è intanto chi continua a non escludere una Grexit, come il commentatore del Financial Times Wolfgang Munchau, che prospetta addirittura il rischio di una guerra civile se le cose andranno male. Di Grexit è tornato a parlare anche Kathimerini, secondo cui la Commissione europea aveva preparato un lungo rapporto segreto sulla gestione di una eventuale uscita dall’Eurozona della Grecia. Senza escludere, a termine, un abbandono dell’area Schengen di libera circolazione delle persone e addirittura della stessa Unione europea.

E mentre il vicecancelliere tedesco e ministro dell’economia Sigmar Gabriel (Spd) critica il ministro delle finanze Wolfgnag Schaeuble per aver proposto al governo di Atene l’uscita dall’euro, la cancelliera Angela Merkel torna oggi a ribadire il No di Berlino ad un taglio del debito greco. Un ‘haircut’ “classico”, nell’ordine del “30-40%” non può “avvenire all’interno dell’unione monetaria”, ha spiegato la Merkel parlando all’emittente ARD. La cancelliera ha però indicato altre strade già seguite in passato, come tassi d’interesse più favorevoli, dilazioni nei pagamenti e altre misure di sollievo.