Grecia, niente riforme e niente soldi. Borse e spread vedono il peggio

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Aprile 2015 - 16:24 OLTRE 6 MESI FA
Grecia, niente riforme e niente soldi. Borse e spread vedono il peggio

Grecia, niente riforme e niente soldi. Borse e spread vedono il peggio

ATENE – Ad aprile inoltrato, tre mesi dopo le elezioni in Grecia non è stato ancora varato un piano di riforme e l’Europa, di conseguenza, non ha sbloccato i soldi. Risultato: “La liquidità in Grecia è agli sgoccioli”, lo ha detto chiaro e tondo il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, parlando a Washington. Senza accordo, il messaggio implicito, per sbloccare i 7,2 miliardi di prestiti internazionali ancora congelati, la Grecia rischia il default. Ma per fare questo è necessario che la Grecia avvii le riforme chieste dai partner e da Bruxelles non “vedono progressi”. Mentre Borse e spread vedono il peggio: la situazione di stallo si ripercuote sui titoli di Stato europei. In primis quelli greci che arrivano a rendere il 28%, come nei giorni della ristrutturazione del debito.

L’auspicio, dice il presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker è che “i lavori aumentino di intensità prima dell’incontro informale dei ministri delle Finanze del 24 aprile”. La traduzione arriva per bocca del suo portavoce che ricorda l’accordo dell’Eurogruppo del 20 febbraio scorso quando alla Grecia fu chiesto di preparare una lista di riforme, che avrebbe dovuto poi essere approvata prima dalle istituzioni creditrici e poi dai ministri delle Finanze dell’area euro. La lista risulta tuttora non pervenuta, “quando diciamo che non ci sono progressi a questo punto, significa che la sequenza di eventi tracciata non si è ancora realizzata. Servono quindi nuovi progressi”.

Insomma la soluzione è ancora lontana da venire e intanto si avvicinano le scadenze degli obblighi finanziari di Atene: nella prima metà di maggio dovrebbe rimborsare 1 miliardo circa al Fmi. I soldi, lo ribadiamo, in cassa non ci sono.

Nell’attesa le Borse europee perdono tra l’1 e il 2,5% e lo spread italiano è risalito intorno a quota 140, ai massimi del 2015. Poco più di un mese fa il differenziale aveva raggiunto il suo minimo, ampiamente sotto i 100 punti, a quota 87. L’ombrello aperto da Mario Draghi con il Quantitative easing (programma che, senza un accordo, non può acquistare titoli greci), ci protegge ed eviterà una vendita generalizzata di titoli periferici, anche negli scenari peggiori che al momento tutti dicono di voler evitare.

“I negoziati – ha sottolineato Varoufakis nel suo discorso a Washington – sono cruciali per l’economia globale non solo per i rischi di contagio, ma anche perché definiscono le procedure dell’Europa” e di come gestirà eventuali future crisi. E per questo il nostro governo è “desideroso più di chiunque altro di portarli a termine”. Non alle attuali condizioni però. Sarebbe “sbagliato per la Grecia firmare il memorandum” e, quindi, accettare le richieste dei creditori così come sono adesso.

Nonostante le tensioni però il premier greco Alexis Tsipras si dice “fortemente ottimista. Sono certo – assicura – che ci sarà un accordo per la fine del mese. So che l’Europa ha imparato a convivere con i suoi disaccordi, a combinare le sue varie parti e ad andare avanti”.