I libretti al portatore spariscono dal 4 luglio. A fine 2018 si chiude la finestra per i sopravvissuti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Giugno 2017 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA
I libretti al portatore spariscono dal 4 luglio. A fine 2018 si chiude la finestra per i sopravvissuti

I libretti al portatore spariscono dal 4 luglio. A fine 2018 si chiude la finestra per i sopravvissuti

ROMA – I libretti al portatore spariscono dal 4 luglio. A fine 2018 si chiude la finestra per i sopravvissuti. Il 4 luglio prossimo finirà l’epoca dei libretti di risparmio pagabili al portatore bancari e postali. Fino al 2010 se ne contavano 26 milioni, a conferma della diffusione di questo  strumento di risparmio che via via negli anni è stato sacrificato sull’altare della tracciabilità del denaro per sconfiggere la piaga del riciclaggio.

In effetti l’ultimo libretto al portatore assomigliava sempre più al libretto nominativo e poteva avere un saldo massimo di mille euro: quello al portatore, in teoria, appartiene a chi ce l’ha in tasca o nel portafoglio.

Dunque dal 4 luglio banche e uffici postali potranno proporre solo libretti nominativi. Una finestra che si chiuderà il 31 dicembre 2018 consentirà agli attuali possessori di far emergere il loro contenuto.

Il decreto che estingue il libretto al portatore recepisce la direttiva europea prescrive che sarà “ammessa esclusivamente l’emissione di libretti di deposito, bancari o postali, nominativi ed è vietato il trasferimento di libretti di deposito bancari o postali al portatore che, ove esistenti, sono estinti dal portatore entro il 31 dicembre 2018”.

I libretti con saldo superiore a 999,99 euro avrebbero dovuto essere regolarizzati entro il 31 marzo 2012, pena – come successo in migliaia di casi – una multa di minimo 3 mila euro, scoperta quasi sempre solo al momento della liquidazione del libretto. Nonostante siano in zona grigia da almeno 10 anni, i libretti al portatore continuano ad avere uno storico appeal in certe fasce di risparmio: nel bilancio al 31 dicembre scorso di Poste italiane, per esempio, i libretti valgono ancora 119 miliardi di euro – anche se per la verità la grande maggioranza ormai è del tipo “nominativo”. (Alessandro Galimberti, Il Sole 24 Ore)