I regali di Natale della Finanziaria. Controlla se ce n’è anche per te

di Emiliano Condò
Pubblicato il 8 Dicembre 2009 - 16:27 OLTRE 6 MESI FA
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Giulio Tremonti

Doveva essere light, ovvero leggera. Lo aveva detto il diretto interessato, Giulio Tremonti che, giusto qualche mese fa, prima che “l’assalto alla diligenza” fosse solo tentato, aveva giurato: “mai più”. Il riferimento è alla legge finanziaria, quella norma che rappresenta il principale vademecum delle finanze pubbliche. Si fissano i paletti: quanto lo Stato può spendere e come, quanto può indebitarsi al massimo, dove e come deve recuperare risorse. Una torta gigantesca di cui, inevitabilmente, anno dopo anno, tutti vogliono la loro fetta. La finanziaria, a conti fatti, finisce per essere un bell’albero di Natale con bambini e non che aspettano il momento di scartare i regali.

Tremonti ne aveva fatto un suo cavallo di battaglia; per lui le vecchie finanziarie erano dei “film dell’orrore”, roba da non “proiettare più”. E nel 2008 il ministro dell’economia c’era più o meno riuscito: manovra leggera, “solo tabelle secche ed assalto delle lobbies alla dirigenza scongiurato”.

250 commi

Tremonti allora aveva brindato e esultato: “un cambiamento epocale” è la fine delle finanziarie-mostro. Un cambiamento epocale durato la bellezza di nove mesi. Il tempo di arrivare a settembre 2009 e partorire la nuova legge, quella per il 2010. Partita anche questa con proclami all’insegna del dimagrimento e della semplificazione. Nove miliardi di euro, tre articoli, la previsione di qualche fisiologica correzione alle Camere, giusto per fargli credere che servano ancora a qualcosa, e passa la paura.

Qualcosa, però, stavolta non è andata esattamente secondo i piani del ministro. Basta arrivare a novembre, infatti e arrivano le prime piogge e con queste i primi funghi, funghi chiamati commi.

Il 19 novembre, scriveva il Sole 24 Ore, erano una quarantina, 38 per la precisione. Una ventina di giorni ancora e il testo, blindato al Senato e in odore di fiducia alla Camera, si presenta con un maxiemendamento da 250 commi. Perché così tanti? Semplice, perché sono tanti quelli che, a vario titolo, chiedono di partecipare alla spartizione.

Alla faccia del light, il cenone di Natale è servito. A tavola, i commensali più disparati, quelli che assaltata la diligenza e finiti gli sceriffi, si apprestano alla spartizione del bottino.

Del resto, dei tre articoli della finanziaria ce n’è uno che sembra concepito ad hoc per dilatarsi a dismisura, il secondo, che non a caso si chiama “disposizioni varie”. E i 250 “funghi” sono tutti là, tecnicamente chiamati “microinterventi di carattere sociale ed economico”. Un micro di qua, un micro di là, però, si arriva in un attimo a 181 milioni stanziati per il 2010 che scendono progressivamente (sempre meglio strappare una promessa prima, dovesse succedere che poi bisogna stringere la cinghia almeno si sta tranquilli) a 113 nel 2011 e 60 nel 2012.

Gli invitati al cenone, dicevamo: umanità varia e variegata. Per fare un esempio ci sono i terremotati del Belice. Parliamone: il terremoto, un disastro da 370 morti, è arrivato nel 1968. Quarantuno anni fa. Un tempo in cui, di norma, si edificano e si tirano giù due generazioni di case. E infatti, con tutte le fatiche del caso, il Belice è stato ricostruito. Nel frattempo in Italia di terremoti disastrosi ce ne sono stati diversi: lasciando da parte il recente sisma in Abruzzo, infatti, dopo il 1968 la terra ha tremato in Umbria e Marche nel 1997, Irpinia nel 1980, Friuli nel 1976. Ma loro non sono stati invitati al banchetto.

Nella finanziaria ex light però, le sorprese non finiscono qui: ci sono i profughi Giuliano Dalmata, quelli perseguitati dal dittatore comunista Tito alla fine della seconda guerra mondiale. Gente che ha sofferto e che ha perso tutto, a cui deve andare il nostro rispetto. Solo che, anche qui, colpisce la tempistica: sono passati 60 anni, molti dei profughi sono scomparsi. E allora, a chi vanno questi benefici? Domanda la cui risposta non è contenuta nella finanziaria.

E ancora: ci sono contributi in favore dell’Unione italiana ciechi, per il Museo statale tattile Omero, per la biblioteca italiana per i ciechi a Monza, per le vittime del terrorismo. I ciechi sì, i sordi no, curioso. Interventi anche per l’Istituto mediterraneo di ematologie e per il Policlinico San Matteo di Pavia. Domanda, sempre senza risposta, perché per queste due strutture sì e per le altre centinaia di ospedali e centri di ricerca no?

Infine soldi a pioggia anche per gli ex combattenti. E, a leggere tra le pieghe degli stanziamenti, non mancano criteri distributivi quantomeno curiosi. Un caso su tutti, l’edilizia carceraria. Per le sistemare le vecchie e fatiscenti patrie galere e costruirne di nuove arrivano 500 milioni di euro. Tanti? Pochi? Comunque esattamente la metà di quanto previsto come capitale sociale iniziale di una Spa, “Difesa Servizi“, che si dovrà occupare dello “svolgimento dei compiti istituzionali dell’Amministrazione della difesa e non direttamente correlate all’attività operativa delle forze armate”.  Per potenziare polizia e forze armate, invece, nel 2009 ci si deve accontentare di 79 milioni.

E mentre la scuola pubblica, al grido di basta con gli sprechi, comprime i maestri e l’offerta formativa, la nuova finanziaria prevede 130 milioni di euro di finanziamento alla scuola non pubblica, fondi presi dal gettito, tutto ancora da definire, del contestatissimo scudo fiscale. Ed è proprio lo scudo a meritarsi un capitolo a parte:  in teoria, con la finanziaria c’entra poco, e invece nei fatti c’entra tantissimo. Perché molti delle voci di spesa dipendono proprio dagli introiti dello scudo. Solo per rendere l’idea: 400 milioni da destinare all’autotrasporto, altri 400 per  il cinque per mille, 130 milioni per gli impegni dello Stato italiano derivanti dalla partecipazione a banche e fondi internazionali, 103 milioni per assicurare la gratuità parziale dei libri di testo, 100 milioni l’anno (per 3 anni) per il fondo di solidarietà degli agricoltori, 400 milioni all’Università, 370 milioni per la stabilizzazione dei Lavori Socialmente Utili di Napoli, Palermo e occupati presso gli istituti scolastici.

Quanto deve rendere questo scudo? E cosa succederà se invece si rivelerà un flop? Queste sono domande, però, a cui la finanziaria non può rispondere. In fondo è solo una legge addobbata di doni come un albero di Natale.