Ikea: un algoritmo fa i turni, ma chi ha licenziato la madre con il figlio disabile?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Novembre 2017 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
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Ikea, licenziati una madre con figlio disabile e padre per 5 minuti di ritardo

ROMA – Ikea: un algoritmo fa i turni, ma chi ha licenziato la madre con il figlio disabile? Un lavoratore barese, padre di due bimbi piccoli, è stato licenziato da Ikea per essersi trattenuto in pausa cinque minuti più del tempo previsto. La notizia, che arriva il giorno dopo quella analoga del licenziamento nella sede di Milano di una mamma separata con due figli di cui uno disabile, è stata data dal sindacato Uiltucs che, in un comunicato, parla di “licenziamento illegittimo e vergognoso” e di un “provvedimento eccessivo e sproporzionato che ha portato l’uomo, tra l’altro monoreddito, ad essere cacciato dopo ben 11 anni di lavoro impeccabile”.

È un algoritmo a decidere i turni di lavoro per i 6500 dipendenti dell’Ikea in Italia. Lo fa una volta ogni sei mesi, a settembre e marzo, sulla base di uno schema prestabilito che contempla il flusso dei clienti, il numero dei lavoratori impiegati e le esigenze di ogni singolo reparto. Schiacciata sotto questa macchina fredda ha trovato il licenziamento per «giusta causa» la signora Marica Ricutti, 39 anni, separata, madre di due figli piccoli, di cui uno disabile. Era impiegata all’Ikea di Corsico, periferia di Milano, dal 1999: non aveva mai ricevuto un richiamo e nemmeno una contestazione sulla sua professionalità. (Niccolò Zancan, La Stampa)

Marica, un figlio disabile, licenziata dopo 17 anni. Da 17 anni lavora all’Ikea di Corsico, ha girato tanti reparti, a un nuovo cambio di mansione avrebbe dovuto anticipare l’inizio del lavoro ma non poteva arrivare alle 7 del mattino perché, madre separata, deve portare i figli a scuola e assicurare a uno dei due disabile una cura specialistica. Su questo contrasto pochi giorni fa è stata licenziata. La donna, Marica Ricutti, 39 anni, per risolvere la sua situazione si era rivolta anche al sindacato, in particolare alla Filcams Cgil, che nel grande magazzino alle porte di Milano ha proclamato due ore di sciopero in sua solidarietà, con un presidio annunciato per il 5 dicembre.

Lei aveva infatti accettato il cambio di reparto, chiedendo che il gruppo svedese le andasse incontro per gli orari. All’inizio avrebbe ricevuto assensi verbali, ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato. Prima le è stato contestato il fatto che proseguisse nell’orario che faceva prima del cambio, con inizio alle 9 del mattino, poi è arrivato il licenziamento essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice, che ha la tutela dell’articolo 18.

Le reazioni. “Ikea dà un segnale a tutti”, sintetizza il segretario milanese della Filcams Cgil, Marco Beretta. “E’ una storia che racconta del fatto che quel pezzo di Statuto dei Lavoratori non è un ferro vecchio, ma uno strumento della modernità perché libera i lavoratori dal ricatto”, scrive su Facebook il capogruppo di Articolo 1 – Mdp Francesco Laforgia, mentre la vicepresidente dei deputati del Partito Democratico Titti Di Salvo ha preannunciato un’interrogazione parlamentare chiedendo che sulla vicenda “venga fatta chiarezza”.