ROMA – Ilva, si comincia oggi, a chiuderla. Oggi si decide come e quando spegnere l’altoforno numero due. La Magistratura locale non ha concesso proroghe, ritiene di aver constatato che quell’altoforno non è stato ancora messo in totale sicurezza e quindi va spento. Ma spegnere quel’altoforno non è spegnere una parte dello stabilimento, è di fatto spegnerlo tutto, premere il primo interruttore della catena.
Senza altoforno due, sequestrato e avviato alla chiusura dalla Magistratura, la produzione ovviamente non può che pesantemente calare. E non è e sarà questione di giorni, settimane o anche mesi. Spegnere altoforno e poi eventualmente rimetterlo in funzione è cosa lunga, molto lunga. Quindi ex Ilva senza altoforno due non produrrà né gli otto milioni di tonnellate previsti dagli accordi originari, né i sei milioni chiesti da sindacati e governo e forse neanche i 4 milioni si cui si è attestata Arcelor Mittal. E quattro milioni di tonnellate significa la metà esatta degli addetti: circa cinquemila invece degli attuali scarsi diecimila.
Mittal ha già comunicato: altoforno due non in funzione uguale 3500 lavoratori in cassa integrazione. Sindacati respingono quella che pubblicamente definiscono una provocazione ma in privato, e neanche tanto in privato, mettono in carico questi 3.500 alla Magistratura. Come il governo (leggi M5S) ha dato a Mittal alibi per sfilarsi (cancellazione scudo penale) così Magistratura dà sull’altoforno scivolo a Mittal per diminuire organico.
Ma in realtà ex Ilva a quattro milioni tonnellate e quattromila lavoratori neanche questa ipotesi è realistica. La politica (governo) non reggerebbe l’impatto di tanti licenziamenti. Taranto n on reggerebbe la cosiddetta bomba sociale a quel punto deflagrata. E la stessa Arcelor Mittal avrebbe grandi difficoltà, se non impossibilità a gestire una fabbrica che sotto produce.
Quindi in una apparente impotenza collettiva e in una sostanziale inconsapevolezza di quanto veloce sia il percorso di ex Ilva sul piano inclinato dove è stata collocata , si va a spegnere un altoforno, cioè a chiudere baracca e burattini. O a tenere in piedi solo la facciata, le quinte sceniche di quella che fu il più grande impianto siderurgico d’Europa. Con qualche miliardo di soldi pubblici, ovviamente.