Il domino Ilva, se crolla Taranto cadono anche Genova e Novi Ligure

Pubblicato il 6 Agosto 2012 - 18:00 OLTRE 6 MESI FA
Bruno Ferrante (Lapresse)

TARANTO – La chiusura dell’Ilva di Taranto potrebbe non essere solo una tragedia per le migliaia di lavoratori pugliesi, ma anche per quelli degli impianti di Genova e di Novi Ligure. Vittime, tutte, di un effetto domino che parte dai danni ambientali causati dall’impianto di Taranto. Il presidente del colosso siderurgico Ilva, Bruno Ferrante, infatti, ha lanciato un’allarme chiaro: se alla fine la magistratura dovesse optare definitivamente per la chiusura dell’ìmpianto di Taranto, che è considerato quello strategico, l’azienda verrebbe ridotta in ginocchio e chiuderebbe anche gli altri impianti. E questo anche se gli impianti di Genova e Novi Ligure non hanno mai causato così tanti problemi come quello di Taranto, dove l’incidenza di tumori è il doppio della media nazionale e regionale.

“Il provvedimento del gip è chiaro e netto: dispone la chiusura dell’impianto – ha detto Ferrante – chiudere Taranto significa chiudere anche Genova e Novi Ligure. Sarebbe un evento tragico per la vita dell’Ilva”.

E aggiunge: “L’azione della magistratura nei confronti dell’Ilva si è svolta senza che l’Ilva approntasse una difesa, e la decisione del gip è avvenuta in assenza di memorie difensive o perizie. Ora, al Riesame, è presente questa documentazione: ho fiducia che il tribunale del Riesame ne terrà conto”.

Per Ferrante comunque “l’iniziativa della Procura di Taranto è meritoria perchè ha richiamato sull’Ilva l’attenzione delle autorità e ha svegliato le coscienze”. Allo stesso tempo ha definito il dispositivo di sequestro “severo e rigoroso” e gli arresti di otto dirigenti un “gesto pesante”. “Davanti a un provvedimento della magistratura – ha aggiunto – possiamo solo aspettare, ma se verrà eseguito abbiamo solo da chiudere e basta: non abbiamo altra scelta”. Ferrante ha ricordato che “lo spegnimento è una procedura complessa, difficile e non breve. La chiusura sarebbe un evento tragico e decisivo per la vita dell’azienda”.