Cortina licenzia Equitalia. Aumenti Irpef-Imu, sindaci “chiagni e fotti”

Pubblicato il 3 Maggio 2012 - 10:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dilaga la protesta dei Comuni contro l’Imu, aumenta il numero dei sindaci che voglionol licenziare Equitalia. Sull’onda del risentimento contro l’odiato Stato Esattore poteva essere quasi scontata la ritorsione di Cortina d’Ampezzo contro gli spettacolari blitz del Fisco:  il sindaco uscente Andrea Franceschi ha promesso infatti che “anche a Cortina disdiremo quanto prima il contratto con Equitalia, sia per la riscossione della Tarsu, la tassa sui rifiuti, sia per quella coattiva sull’Imu”.

Ma è realmente fondata l’accusa generalizzata e bipartisan che rimprovera a Monti di comportarsi come lo Sceriffo di Nottingham “che porta le tasse nella Capitale e affama i suoi cittadini”? Lo sostiene il presidente dell’Anci (associazione dei Comuni) Delrio (Pd) ben spalleggiato dal sindaco di Roma Alemanno: hanno le carte in regola i sindaci per atteggiarsi a Robin Hood vendicatori del cittadino suddito? Ci sono, come sempre, ragioni oggettive di malcontento mischiate a risentimenti demagogici.

Complice il voto imminente e una strana campagna elettorale con i maggiori contendenti “alleati” al governo, la carica di ribellione antigovernativa sembra un mettere le mani avanti da parte dei sindaci per deviare la responsabilità su probabili inasprimenti fiscali in fase di preparazione. “L’Imu non è una tassa municipale, è una patrimoniale statale mascherata” è lo slogan più gettonato. E’ vero, metà del gettito previsto prende la via dell’erario, rispetto all’Ici i Comuni ci perdono così come mancheranno all’appello un quarto dei fondi a disposizione per effetto del taglio ai trasferimenti.

Ma non dicono, i sindaci, che la leva fiscale è ritornata pienamente manovrabile da parte dei Comuni e si è arricchita di ulteriori strumenti. Agirà, questa leva, su una platea di contribuenti già tartassati, ma questa è la temperie economica, questa è la crisi e lo scaricabarile non fa parte delle strategie economiche. Non dicono che i Comuni si stanno già attrezzando. Sono già un centinaio i Comuni che hanno deliberato un aumento dell’addizionale Irpef di loro competenza. Cercando di salvaguardare la prima casa, sono in tanti i capoluoghi che aumentano l’aliquota di pertinenza locale sull’Imu. Le tariffe sui servizi sono aumentate ovunque: su rifiuti e acqua è stato già stimato un rincaro medio nazionale annuo di 25 euro per ciascuna famiglia.

Il Sole 24 ci offre una mappa provvisoria dei molti aumenti e pochi sconti varati in giro per l’Italia. Scrive Maurizio Caprino. “Si va da variazioni più contenute (come quelle di Brescia, passata dallo 0,40 allo 0,55%, e di Alessandria, da 0,75 allo 0,80%) a raddoppi secchi (Caserta, Cuneo, Livorno, Palermo e Parma da 0,40 a 0,80%, Verbania da 0,30 a 0,60%), per arrivare a Savona che sale dallo 0,33 allo 0,80%. Il livello massimo, 0,90%, si registra comunque a Roma, dove però quest’anno non ci sono stati ritocchi. Diminuzioni invece a Firenze (da 0,30 a 0,20%) e Gorizia (da 0,10% a zero). Tra i Comuni che hanno introdotto rincari, si segnalano per dimensione urbana anche Carbonia, Ferrara, Viterbo, Alghero ed Eboli (Salerno). In ogni caso, finora molte amministrazioni ha lasciato invariate le aliquote, forse anche per effetto delle imminenti elezioni amministrative.”