I Comuni ribelli: “Dall’Imu il 30% di entrate in meno rispetto all’Ici”

Pubblicato il 1 Maggio 2012 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

casaROMA – “A conti fatti i Comuni otterranno dall’Imu il 25-30% in meno di quello che incassavano dall’Ici”: la ribellione dei sindaci anti-Imu parte proprio da qui. Le parole sono del presidente dell’Anci Graziano Delrio che, dati alla mano, guida la rivolta dei sindaci.

L’Ifel, l’istituto per la Finanza e l’economia locale dell’Anci, snocciola anche casi in cui il crollo di entrate raggiunge il 50 per cento. Il ministero dell’Economia però i conti li ha fatti diversamente. A Roma i calcoli del governo parlano di 1,1 miliardi di risorse destinate al Comune, che -spiega il Sole 24 ore- nell’ultimo consuntivo (2010, anno di riferimento per i confronti) aveva superato di pochissimo i 650 milioni di euro accertati.

Sempre secondo i dati di via XX Settembre a Padova si passerà da 50 milioni di Ici ai quasi 83 dell’Imu. Le risorse dovrebbero arrivare in quantità, dice il ministero, anche a Bologna, Prato, Verona, Milano e Napoli, mentre Catania e Reggio Calabria dovrebbero avere il 40% in meno rispetto all’Ici.

La rivolta fiscale dei sindaci parte dai tagli che verranno effettuati sulla base di stime di gettito effettive. Nel calderone dei 600 Comuni disobbedienti ci sono tanti leghisti, ma c’è anche Milano guidata da Giuliano Pisapia, che a fare l’esattore non ci sta.

Come funziona l’imposta? Aumenta, spiega il Sole 24 ore, “(in genere del 60%) le basi imponibili, fa crescere le aliquote ma impone ai Comuni di girare allo Stato il 50% di quanto raccolto sugli immobili diversi dall’abitazione principale. Un sistema del genere diminuisce le risorse fiscali nelle aree dove le rendite catastali sono leggere, perché in quel caso la divisione a metà del gettito fra Stato e Comune pesa di più rispetto ai nuovi moltiplicatori da applicare all’imponibile. Nel confronto bisogna ovviamente tener conto del fatto che nel 2010 l’Ici sull’abitazione principale era coperta da un trasferimento compensativo, che comunque alimentava il fondo di riequilibrio: l’effetto Imu vale infatti tagli per 3,2 miliardi, metà dei quali legati all’abolizione dell’Irpef sui redditi fondiari”. I