Divorzi finti e false separazioni (7%): fa 200 milioni di Imu non pagata

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Dicembre 2019 - 13:29 OLTRE 6 MESI FA
Divorzi finti e false separazioni (7%): fa 200 milioni di Imu non pagata

Imu, è di 200 milioni la cifra annuale evasa (Ansa)

ROMA – Sono 200 i milioni di euro che mancano all’appello nel gettito della tassa sulla casa. Parliamo dell’Imu evasa da chi, per non pagare la tassa sulla seconda casa, si inventa una abitazione principale fittizia.

Perché mentre sulla prima non si versa nulla (a meno che non sia un castello), sulla seconda casa la media è di 746 euro l’anno. Il modo migliore per procurarsi una abitazione principale di comodo è fingere una separazione, così da avere due distinte prime case per la famiglia, per esempio una in città e l’altra al mare o in montagna, cioè appunto quella che sarebbe la seconda casa.

7% delle separazioni finte per frodare il Fisco

Entrambe le prime case a questo punto non assoggettabili all’Imu. Una pratica piuttosto frequentata: secondo l’associazione degli avvocati matrimonialisti il 7% delle separazioni è un falso per frodare il Fisco. Alla fine di finte prime case ce ne sarebbero 135mila (stima necessariamente approssimativa).

Tuttavia la stretta contro i furbetti della prima casa, appunto in genere moglie e marito che fissano la residenza in due abitazioni diverse per evitare di pagare l’imposta sulla casa delle vacanze, è stata inserita solo nel pacchetto di emendamenti alla manovra depositati dai due relatori (Dario Stefano per il Pd e Rossella Accoto per il Movimento 5 Stelle).

Imu: la stretta contro i furbetti è saltata

Ma “non è un emendamento del governo” precisa il ministro dell’Economia Gualtieri. Si dovrà quindi “esaminare” la proposta ma “penso che daremo parere negativo. Ci sono anche fenomeni di false doppie prime case ma – sottolinea il ministro – bisogna assolutamente evitare di colpire famiglie che ad esempio legittimamente lavorano in posti diversi”.

Possibile, quindi che già oggi l’esecutivo chieda ai relatori di ritirare l’emendamento, oppure di riscriverlo tenendo conto della necessità di tutelare, appunto, i nuclei familiari che hanno bisogno di due prime case perché uno dei due coniugi lavora in un’altra città rispetto a dove risiede la famiglia. (fonte Corriere della Sera)