Imu stoppata, un coro di “rischio paralisi”. La Cgil: “Rimettetela”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Novembre 2013 - 17:14 OLTRE 6 MESI FA

Imu stoppata, un coro di "rischio paralisi". La Cgil: "Rimettetela"ROMA – Susanna Camusso, segretaria della Cgil, va controcorrente. “L’unica cosa seria sarebbe rimettere l’Imu. Che serietà ha un Paese che in pochi anni toglie e mette l’Imu 6 volte?”. Sulla patrimoniale, poi, la leader sindacale aggiunge: “La Cgil l’ha proposta in tempi non sospetti”. Quello della Camusso è solo l’ultimo intervento su quella che sta diventando una sorta di soap opera. Torna infatti a preoccupare la copertura dello stop alla prima rata dell’Imposta, varato dal governo in concomitanza con lo sblocco dei rimborsi della Pa alle imprese creditrici.

A ciò si aggiunge l’allarme dei Caf, secondo i quali il calcolo della seconda tranche dell’imposta richiede più tempo e la scadenza proposta dal governo per il 16 gennaio porterà con sé inevitabili errori.

La denuncia sul caos che si sta creando intorno all’Imu arriva da più parti: la Cgia di Mestre, i Caf riuniti in Unimpresa, e alcuni sindaci come quello di Milano, Giuliano Pisapia. I rischi paventati sono molti: da quello della poca chiarezza nel pagamento della seconda rata, e degli errori e contenziosi, a quello che alla fine i contribuenti si ritrovino a pagare di più, dal momento che, denuncia la Cgia, mancherebbero le coperture per l’abolizione della prima rata, e quindi scatterebbero le “clausole di salvaguardia”.Tradotto: se non si trovano i soldi scattano aumenti sulle accise di benzina e disel, sugli alcolici, sulle slot machine e sulle sigarette elettroniche. 

Sul piede di guerra anche i sindaci. I contribuenti dei Comuni che hanno alzato l’aliquota oltre lo 0,4% di base ne dovranno pagare una parte. Lo Stato dovrebbe garantire la copertura al 60%. Il resto toccherà pagarlo ai residenti di città come Milano e Napoli. Un passo avanti rispetto al 50% iniziale, ma non abbastanza, secondo Pisapia.

I Caf, poi, temono errori nel pagamento della seconda rata. La scadenza è il 16 gennaio, e c’è il rischio di un ingorgo fiscale (insieme finiranno isaldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) per un totale, in media, di 223 euro in un mese. I Caf, attraverso Unimpresa, avvertono: “L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali”.