Imu e Tasi 2014 quanto fa? Fra 617 e 739 euro a famiglia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Dicembre 2013 - 07:31 OLTRE 6 MESI FA
Imu e Tasi 2014? Fra 617 e 739 euro a famiglia

Imu e Tasi 2014? Fra 617 e 739 euro a famiglia

ROMA, 12 DIC – Il conto di Imu e Tasi nel 2014? Fra 617 e 739 euro a famiglia nel 2014, secondo il Rapporto 2013 “La finanza territoriale in Italia”:

“Per l’insieme delle amministrazioni territoriali la crescita del prelievo locale non ha compensato le riduzioni continue delle risorse trasferite dal centro, e le spese si contraggono: oltre a quelle di investimento, che sono in contrazione da alcuni anni, calano anche le spese ordinarie correnti. La riduzione riguarda la spesa sanitaria, degli enti locali, delle Regioni. Si abbassa la consistenza del personale nei diversi comparti, così come la spesa per le retribuzioni; in lieve aumento risulta solo la spesa per consumi intermedi.

È il quadro che emerge dalla nuova edizione del Rapporto 2013 “La finanza territoriale in Italia”, curato dalla “rete” degli Istituti di ricerca regionali composta da Ires, Irpet, Srm, Eupolis, Ipres e Liguria ricerche presentato oggi a Firenze. Secondo i calcoli della rete degli Istituti di ricerca regionali, a partire dal 2014 ogni famiglia verserà per Imu e Tasi un importo medio che potrà variare da 617 euro, nel caso di Tasi standard, fino a 739 euro, nel caso di Tasi massima. “Il processo di federalismo è, quindi, compromesso dalle difficoltà del quadro macroeconomico – si legge nel rapporto – e le entrate degli enti vengono destinate a finanziare il risanamento, piuttosto che l’offerta di servizi sul territorio”.

I comuni si confrontano con i cittadini aumentando le imposte locali: +10% è la variazione 2011-2012 delle riscossioni tributarie dei comuni, che sono pari nel 2012 a 530 euro procapite, ma senza poter offrire più servizi. Lo studio evidenzia come le amministrazioni comunali siano pesantemente coinvolte nel processo di risanamento dei conti pubblici, sia dal lato della spesa che da quello delle entrate. I trasferimenti, da Stato e da Regione, subiscono continuamente pesanti drenaggi (-10,5 miliardi riscossi dagli enti per trasferimenti negli ultimi 3 anni), mentre – proprio per sopperire a questi tagli dei trasferimenti – gli enti vengono indotti ad utilizzare sempre di più i margini di manovra loro “concessi” su alcune importanti imposte.

Anche quando la spesa è di per sé sostenibile, il rispetto del Patto di Stabilità spesso la tiene bloccata. Insomma, “i tagli ai trasferimenti e i vincoli alla spesa oggi di fatto impediscono agli enti locali scelte finanziarie e programmi di interventi appropriati”. I differenziali sono molto ampi tra nord e sud del paese.

Le riscossioni da entrate tributarie al nord sono pari a 547 euro procapite, contro i 432 euro a sud e i 666 euro del Centro. Questo è effetto della diversa base imponibile, ma anche di politiche di prelievo nelle regioni meridionali più miti. Il gettito da addizionale Irpef è stato di 61 euro medi procapite. Il gettito Imu destinato ai comuni è stato pari a 213 euro medi procapite, di cui 64 euro procapite derivante dalle scelte locali (extragettito).

“Dopo un anno di pesanti sacrifici per i cittadini e gli enti, la debolezza della politica nel 2013 pregiudica ulteriormente i rapporti con la popolazione. Sarà difficile, infatti, spiegare l’effetto finale della sospensione dell’Imu prima casa e della sua sostituzione con la Tasi e ancora più difficile giustificare la definizione delle aliquote dell’ultimo minuto”.

Secondo le stime del Rapporto, infatti, la pressione fiscale sul patrimonio non è destinata a modificarsi sensibilmente (rispetto al 2012) a seguito dell’introduzione della Tasi. Nel 2012, ad esempio, per le sole abitazioni e pertinenze ogni famiglia toscana ha versato 736 euro di Imu, mentre nel 2013, senza il pagamento sulla casa principale ma con la maggiorazione Tares che comunque ha come base imponibile il patrimonio, il gettito medio per famiglia sarà di 587 euro.

Per i curatori dello studio, dunque, nel 2014 enti locali e Regioni dovrebbero “fare squadra” ancor più di quanto avvenuto in tempi recenti, potenziando i Patti di stabilità regionali e pretendendo dallo Stato un miglior bilanciamento dei sacrifici tra centro e periferia, fino a che non si pervenga ad intravedere la luce in fondo al tunnel”.