Pensioni, Corte dei Conti a Inps: “Risani i fondi. Pericoli da lavoro precario”

Pubblicato il 6 Novembre 2012 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
La Corte dei Conti ha chiesto all’Inps di risanare subito i propri conti

ROMA – L’Inps deve risanare subito i suoi conti sui fondi pensione: la Corte dei Conti avverte l’Ente previdenziale. Non saranno possibili ritardi nel risanamento delle pensioni.

I pericoli maggiori, avverte la Corte dei Conti, arrivano dal lavoro precario: le ”crescenti forme di precarietà del mercato del lavoro, nei posti e nelle retribuzioni, che incidono sui futuri trattamenti pensionistici, soprattutto per le fasce più deboli (giovani e donne)” avranno ”riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema”.

Per la previdenza complementare in Italia, ha sottolineato la Corte dei Conti, sono necessarie ”misure di rilancio” per ”incentivare le esigue iscrizioni” ma anche misure di ”razionalizzazione” per ridurre l’estrema polverizzazione dei fondi. Il modello attuale della previdenza complementare va ”sottoposto a riesame”.

La Corte chiede anche un “monitoraggio assiduo dell’incidenza delle riforme di lavoro e previdenza sulla spesa pensionistica”.

Nella sua relazione la Corte sottolinea come per la previdenza complementare in Italia sono necessarie “misure di rilancio” per incentivare le iscrizioni, ma anche misure di  “razionalizzazione” per ridurre l’estrema polverizzazione. Per la Corte dei Conti è l’intero modello della previdenza complementare a dover essere sottoposto a riesame.

Tra le critiche quella al crescente ricorso a “risorse umane esterne” come organico o per consulenze, e le “disfunzioni” dell’invalidità civile. Per quest’ultimo punto la Corte consiglia di unificare il procedimento, dalla prima visita all’erogazione delle pensioni di invalidità.

La Corte dei Conti ha chiesto che vengano intensificati “gli interventi per contrastare l’evasione e l’elusione degli obblighi contributivi”.

Una parola di apprezzamento per il riassetto della governance dell’Istituto, nella vigilanza ministeriale e nei controlli interni per correggere le “eccessive concentrazioni di potere nel presidente e di rafforzare le attribuzioni del Consiglio di indirizzo e vigilanza”.