Inps e Inail riscoprono eterna Italia in nero: in 63% aziende lavoro irregolare

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 1 Marzo 2017 - 13:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Inps, Inail, Ministero del Lavoro…come ogni anno ispezionano le aziende italiane. O meglio, ispezionano come le aziende pagano, regolarizzano, contrattualizzano, inquadrano, dichiarano chi lavora per loro. Ispezionano se e come le aziende pagano i contributi previdenziali, se e come ai lavoratori viene pagato il dovuto, se e come le aziende rispettano le leggi in materia di lavoro. Ispezionano a campione, come usa dire. Non tutte le aziende ovviamente, ma un vasto campione di aziende italiane. E anche stavolta, anche quest’anno, anche nei dati comunicati di fresco c’è ancora una volta e sempre l’immutabile, eterna Italia in nero.

Nel 2016 il 63 per cento (più di sei su dieci!) delle aziende sottoposte a controllo-ispezione è risultato irregolare. Nel 63 per cento delle aziende c’è qualcosa fuori legge. E un qualcosa bello grosso, tanto grosso da essere visto dagli ispettori Inps, Inail e del Ministero. Contributi previdenziali non pagati, norme anti infortuni non rispettate…Poco meno di duecentomila lavoratori (186mila) impiegati in condizioni di irregolarità previdenziale o retributiva. E di questi uno su tre (per l’esattezza 62.106) tenuti completamente in nero.

Il dato arriva ad appena 24 ore dall’altro fornito dall’esame complessivo delle dichiarazioni dei redditi 2015 degli italiani, quelli dove circa venti milioni di contribuenti dichiarano redditi entro i 15 mila euro annui e altri diciotto milioni dichiarano redditi non superiori ai cinquantamila lordi annui. Ad avere redditi superiori a 5o mila lordi annui sarebbero, sono secondo dichiarazione dei contribuenti all’Agenzia delle Entrate, solo il 6 per cento del totale. Due milioni di italiani su quaranta milioni di contribuenti. Un dato irrealistico, non credibile.

Dati Inps e Inail, dati Agenzie delle Entrate e altri dati ufficiali della situazione socio economica dell’Italia ci dicono che con tutta probabilità se non con certezza la mappa appunto socio economica con la quale crediamo di muoverci per l’Italia e sulla quale l’Italia crediamo si muova è semplicemente…sbagliata. E se è sbagliata, falsata, artefatta la mappa socio-economica del paese (il come stiamo a redditi, tasse, lavoro, pensioni, risparmi…) non possono che essere sbagliate (non necessariamente nelle intenzioni ma di certo nei risultati) le scelte di governo e dei partiti e dei movimenti e dei sindacati e della politica tutta in materia di tasse, redditi, lavoro, pensioni, risparmi.

Con la mappa sbagliata in mano, anche volendo, non trovi e non indichi la via giusta. Eppure lo sappiamo tutti da anni che la mappa è sbagliata, perché si continua a fare come se fosse esatta? Vasta domanda…