Insider trading a Wall Street? Lo fanno anche i Ceo con le stock option

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 13 Dicembre 2012 - 08:00| Aggiornato il 3 Marzo 2013 OLTRE 6 MESI FA
Insider trading a Wall Street? Lo fanno anche i Ceo con le stock option (Ap-Lapresse)

NEW YORK – I numeri uno delle più grandi corporation Usa avrebbero venduto le azioni delle società da loro stessi guidate facendo insider trading, ovvero approfittando di informazioni riservate a chi è “inside”, chi è dentro alle aziende sulle quali specula. Reato da finanza vecchia maniera, molto “anni 80”, sul quale sono stati fatti interi film come “Wall Street” di Oliver Stone.

La procura di Manhattan, gli inquirenti federali e le autorità di controllo hanno messo sotto inchiesta i Ceo (Chief executive officer, qualcosa di più di un amministratore delegato) di alcune grandi aziende, verificando per prima cosa la tempistica con la quale questi avrebbero venduto le loro stock option, i pacchetti di azioni che le società danno come bonus o parte del pagamento ai loro manager.

Gli indagati sono Douglas Bergeron, Ceo di VeriFone Systems; Steven Fishman, Ceo di Big Lots; Jeffrey Lorberbaum, presidente e Ceo di Mohawk; Raymond Zinn, Ceo di Micrel; Ronald Delnevo, ex amministratore delegato di Cardtronics UK; Samuel Gillespie, ex consigliere e co-fondatore di Cobalt International Energy; Jerrold Rosenbaum e la figlia Beth Angelo, rispettivamente fondatore e capo del merchandising di Body Central.

Il tempismo è tutto: i manager possono acquistare e vendere le azioni della propria azienda, ma non sulla base di informazioni che non sono di dominio pubblico. Per evitare le accuse di insider trading i dirigenti devono vendere le azioni della propria società secondo i criteri fissati dal regolamento 10b5-1, ovvero, in sintesi, vendere tot azioni in un momento programmato. Ad esempio il manager X può decidere secondo il 10b5-1 di vendere 5.000 azioni della propria azienda ogni secondo mercoledì del mese.

Ma in questi casi la tempistica dimostra che i manager indagati hanno realizzato grandi affari vendendo o acquistando azioni proprio poco prima che venissero fuori notizie importanti sulle società per le quali lavoravano.

Nel maggio 2012, per esempio Jerrold Rosembaum e sua figlia Beth Angelo, fondatore e capo del merchandising della Body Central, hanno venduto le azioni della società il giorno prima che fossero tagliate le stime degli utili e che il valore del titolo crollasse del 48,5%.

Nel novembre 2008 Ronald Delnevo vendette prima che il calo dei ricavi facesse precipitare le azioni della Cardtronics, società della quale Delnevo era capo delle attività nel Regno Unito.

Stessa cosa fece nel luglio 2007 Raymond Zinn, Ceo della Micrel: vendette le sue azioni giusto in tempo che le entrate inferiori alle attese facessero calare il prezzo del 22%.

Nel marzo 2006 Jeffrey Lorberbaum, Ceo della Mohawk Industries, vendette qualche giorno dopo aver predisposto un programma 10b5-1 e giusto qualche giorno prima che il titolo calasse del 5,4%.

Nel luglio del 2011 Samuel Gillespie, co-fondatore della Cobalt International Energy vendette azioni nelle due settimane prima che la compagnia annunciasse di aver abbandonato un pozzo esplorativo. Nove giorni dopo l’annuncio, il titolo era scivolato a meno 39%.

Non è chiaro come mai Steven Fishman, Ceo della Big Lots, abbia venduto nel marzo 2012 il suo stock di 10 milioni di dollari di azioni proprio prima che venisse fuori che le vendite nel primo trimestre dell’anno erano calate, notizia che fece scendere il titolo della Big Lots a meno 24%.

La procura di Manhattan e la Sec stanno esaminando la tempistica della decisione di Douglas Bergeron, Ceo della VeriFone, di predisporre un programma di vendite 10b5-1 nel gennaio 2011. Programma che lo portò a vendere fra il 28 e il 30 marzo 2011 14 milioni di azioni a un prezzo che andava dai 55 ai 57 dollari. Agli inizi di aprile il titolo iniziò a calare dopo che si seppe che il governo aveva bloccato un’acquisizione. Ad agosto 2011 le azioni che Bergeron aveva venduto a 55-57 dollari ne valevano a malapena 30.