Intercettazioni appaltate senza gara: le procure italiane violano regole europee

Pubblicato il 21 Giugno 2012 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA

IntercettazioniROMA – Nell’assegnare gli appalti per le intercettazioni telefoniche, le procure della Repubblica italiane hanno violato le procedure europee, visto che non hanno mai indetto una gara ma hanno sempre scelto, arbitrariamente, per via diretta. Per questo, la Commissione europea è costretta ad aprire, oggi 21 giugno, una procedura d’infrazione contro l’Italia.

Il paradosso per cui viene imputata alla giustizia che cerca di accertare i reati, la colpa di agire non in conformità delle leggi, in questo caso comunitarie, investe un fenomeno per nulla irrilevante che, in termini economici, impatta su un “mercato” delle intercettazioni stimabile in 450 milioni all’anno. Mercato, sostiene la Commissione, dove sette sole procure fanno il bello e cattivo tempo, gestendone una fetta enorme, il 70% del totale. Quando si rivolgono ad aziende pubbliche o private, i procuratori assegnano il lavoro di “pedinamento” telefonico senza curarsi dei criteri di salvaguardia della concorrenza. Che sono validi anche in questo campo, non esiste una deroga.

Ovvio che il tema delle intercettazioni è politicamente molto sensibile, per i risvolti sulla privacy dei cittadini e soprattutto per le ricadute giudiziarie su molti esponenti politici invischiati nella lunga serie di scandali che, a vario titolo, hanno interessato i partiti italiani. Già nel 2007 la Commissione europea ci aveva avvertito: nel 2008 aveva chiuso l’istruttoria in seguito a una legge italiana che istituiva un organismo unico per l’intero sistema giudiziario italiano che sarebbe stato incaricato di organizzare gare d’appalto. La legge è rimasta lettera morta, non è mai stata applicata. La Commissione, infine, non ha potuto far altro che constatare l’impasse. La procedura di attribuzione dei casi è svolta “in via diretta, senza alcuna pubblicità e messa in concorrenza”. Contrasta quindi il diritto comunitario in materia di appalti: prima la Commissione ci ha messo in mora, poi, come è prassi, arriva la procedura d’infrazione.

Il caso italiano è per certi versi un caso unico: l’Italia è tra i paesi in cui la magistratura fa più uso dello strumento delle intercettazioni. Centomila erano le persone sottoposte a intercettazioni fino a giugno 2010 (ultimo rilevamento), 10mila in più rispetto all’anno precedente. La procura che più utilizza le registrazioni è quella di Napoli che, nell’ultimo anno per cui sono disponibili statistiche pubbliche, ha ascoltato 12mila persone.