Internet veloce: i contatori Enel per la banda ultralarga

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Ottobre 2015 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA
Internet veloce: i contatori Enel per la banda ultralarga

Internet veloce: i contatori Enel per la banda ultralarga

ROMA –  Il 36,3% delle unità immobiliari, nelle intenzioni degli operatori di tlc, nel 2018 non sarà collegato ad alcuna rete a banda ultralarga. E’ il risultato della consultazione avviata da Infratel e in base alla quale, nelle aree non coperte da nessuno, potranno partire gli investimenti pubblici della strategia varata dal governo.

Che prevede il coinvolgimento di Enel nella partita, attraverso la conversione dei contatori in contenitori intelligenti capaci di alloggiare la fibra ottica necessaria a collegare le utenze delle unità immobiliari specie nelle aree non coperte ed etichettate nelle categorie C e D,  cioè  le aree a fallimento di mercato. Due giorni fa Matteo Renzi ha visto a Palazzo Chigi il numero 1 mondiale di Vodafone Vittorio Colao e l’ad Italia Aldo Bisio prima della visita programmata domani dell’ad di Enel Francesco Starace.

Massimo Sideri sul Corriere della Sera, alla luce di questi incontri, spiega l’accelerazione impressa: obiettivo è concentrare il sostegno del governo nelle aree a fallimento di mercato, e lo sblocco di ulteriori risorse (5 miliardi totali) con il contributo europeo grazie alla clausola sugli investimenti da aggiungere a quelli già sbloccati dal Cipe per la rete internet veloce.

Il tema della banda ultralarga che prima dell’estate era stato a un passo da un decreto ad hoc, arenandosi poi a pochi metri dal Consiglio dei ministri, è stato affrontato ieri alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare: nelle aree A (a successo di mercato) si è scatenata la concorrenza anche se è ragionevole pensare che Colao e Bisio abbiano chiesto rassicurazioni sulle voci che danno un possibile intervento diretto della Cdp nella partita al fianco di Telecom Italia.

Metroweb è un soggetto fondamentale per la posa della rete spenta da parte degli operatori alternativi ed è chiaro che se dovesse essere parte di un deal tra Cdp e Telecom il panorama cambierebbe connotati. Altro tema è quello delle gare per le aree a fallimento di mercato, quelle che nel piano del governo erano state etichettate come C e D. Il Cipe ha sboccato investimenti per 2,2 miliardi di euro (Infratel sta lavorando alle prime gare che però potrebbero già slittare da dicembre a febbraio-marzo 2016) ma per ragioni tecniche è possibile che qui la matassa si complichi. (Massimo Sideri, Corriere della Sera).

La Strategia del governo prevede la suddivisione dell’Italia in circa 95mila aree. Si parte da qui per capire quali di queste possono essere considerate nere o grigie (vale a dire in cui almeno un operatore è interessato a investire), oppure bianche (dove non c’è infrastrutture e dove nessuno è interessato a investire e che saranno quindi coperte dall’intervento pubblico). Alla consultazione hanno partecipato trenta operatori, contro i sette dell’iniziativa precedente, a dimostrazione dell’interesse suscitato.

Stando agli impegni presi dagli operatori, dunque, oltre un’unità immobiliare su tre, se non ci fossero gli investimenti pubblici, resterebbe senza rete veloce. Inoltre solo il 21,42 per cento del totale sarebbe collegato con la fibra, in modalità Fttb (fibra fino al palazzo), Ftth (fibra fino a casa) o Fttdp (fibra al punto di distribuzione). Si tratta di percentuali non indifferenti, dal momento che gli obiettivi del Piano nazionale banda ultralarga prevedono il 100% collegato a 30 mega e l’85 a 100 mega entro il 2020.

Rispetto alla consultazione dello scorso anno, inoltre, le unità immobiliari che passano dai Cluster C e D (a fallimento di mercato) ai cluster A e B sono pari a 415.000 (l’1,5 per cento del totale), mentre le unità immobiliari che passano dai cluster A e B al cluster C sono pari a circa 1,4 milioni (il 5 per cento del totale). In sostanza, gli investimenti degli operatori si concentrano sempre di più sulle aree più redditizie.