Burocrazia e regole incerte. Investimenti stranieri dimezzati in Italia

Pubblicato il 14 Febbraio 2012 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Gli investimenti stranieri in Italia hanno subito un crollo del 53% nel 2011. Un dimezzamento, in soli dodici mesi, che è stato calcolato dal Comitato investitori esteri di Condindustria, gruppo comprendente oltre 80 aziende internazionali che vanno dalla “corporate America” al “made in Germany”.

Ma il calo non rappresenta soltanto una contingenza, legata all’anno particolarmente difficile per l’Italia. In base ai dati Ocse, il Belpaese è al penultimo posto in Europa, davanti solo alla Grecia, nella classifica dei paesi che hanno incamerato maggiori investimenti esteri tra il 2010 e il 2011. La hit parade è stilata calcolando il rapporto medio fra investimenti esteri in entrata e pil nell’ultimo decennio.

L’Italia con il suo 1,2% è distante diversi punti percentuali dal Regno Unito (4%) ma anche dalla Spagna (3,2%). Per non parlare del 13,6% dell’Irlanda, il 9,9% dell’Estonia, il 6,9§% della Slovacchi, ecc.

Il problema, ha rilevato ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è che “bisogna superare gli impedimenti burocratici e di altra natura”. Perché tali investimenti possono fornire “un contributo anche in termini di occupazione giovanile”.

Carlo Scarpa, docente di economia e politica industriale all’università di Brescia, intervistato dal Corriere della sera, rileva: “Da noi c’è una sostanziale inaffidabilità delle procedure amministrative. Entri in un paese dove sai come stanno le cose oggi, ma tra sei mesi possono andare in un modo completamente diverso. Ci vuole un sacco di tempo per mettere in piedi un nuovo impianto”.

Per Scarpa bisogna arrivare a “una riforma della pubblica amministrazione che convinca gli investitori che siamo un Paese normale”. Le classifiche a detrimento degli investimenti sono tante e tutte con posizioni periferiche: siamo 128esimi su 183 nel «ranking» sulla semplicità dei pagamenti, 49esimi nel numero di versamenti, 123esimi nella durata della procedura. E lo stock totale di investimenti stranieri vale circa 337 miliardi di dollari, contro i 614 della Spagna, i 674 della Germania, i mille miliardi e passa della Francia e i quasi 1.100 del Regno Unito.

Per attirare più investimenti c’è chi chiede più certezze, ma anche chi suggerisce meno tasse e più incentivi per le attività di ricerca e sviluppo. Mancano risorse umane: In Italia nel 2010 sarebbero mancati all’appello 19.700 ingegneri, 14.600 laureati in economia o statistica e 7.800 profili medico-sanitari. Morale: “Perché un’impresa tedesca di turbine dovrebbe investire in Italia se – si interroga il Corriere  – c’è il rischio di non trovare gli ingegneri adatti?”