Italia-Cina/ Firmati 38 accordi commerciali per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari

Pubblicato il 7 Luglio 2009 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

La missione degli imprenditori cinesi in Italia al seguito del presidente cinese Hu Jintao si è conclusa con la stipula di 38 accordi per un valore complessivo di 2 miliardi di dollari, a quanto informa Il Sole24Ore.

I dati sono stati illustrati dal viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, e dal vice ministro al commercio cinese, Gao. La Fiat é il gruppo più attivo per numero e valore degli accordi. Oltre alla joint venture per 400 milioni di dollari siglata stamane con Gac il gruppo torinese ha stretto intese per altri 225 milioni di dollari. Il marchio Fiat sarà esportato in Cina, Ferrari e Maserati hanno stretto affari con Pechino per l’esportazione di auto e componenti. Gli accordi interessano anche Fiat Powertrain e Cnh Italia (macchinari agricoli).

A siglare intese anche altre aziende italiane di primo piano. Assicurazioni Generali ha siglato un accordo per acquistare il 30% di Guotai Amc, società cinese di gestione del risparmio, per circa 100 milioni di euro. Ansaldo Breda (gruppo Finmeccanica) ha stretto una partnership per un valore di 42 milioni di dollari per la commercializzazione sul mercato cinese di componenti di veicoli metropolitani.

Tra gli accordi più rilevanti c’é poi quello del gruppo Manfrin, 140 milioni di euro in cinque anni per la creazione di accessori in pelle. Un altro accordo riguarda la Vpa attiva nel settore della gioielleria di lusso che ha stipulato un accordo del valore di 140 milioni di dollari in cinque anni.

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha ricordato che le relazioni tra i due Paesi sono salde: «Nel 2008 l’interscambio è stato pari a 38 miliardi di dollari e l’Italia è il quarto partner commerciale della Cina nell’Unione europea e il quinto Paese dell’Unione per investimenti diretti in Cina».

«Siamo tuttavia consapevoli – ha aggiunto Scajola – che possiamo fare di più, crescere insieme favorire sempre più cospicui investimenti cinesi in Italia e, al tempo stesso, riequilibrare almeno in parte il deficit commerciale con Pechino, giunto a 17 miliardi di euro nel 2008».