Italia nel debito: rischia stangata anti crisi, però tra due anni: 40 miliardi di euro decisi il giorno del compleanno di Berlusconi

Pubblicato il 29 Settembre 2010 - 23:40| Aggiornato il 30 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Da Olli Rehn regalo di compleanno per Berlusconi e stangata per l'Italia

Mentre gli italiani seguivano con apprensione le scontate vicende del voto di fiducia sul governo Berlusconi, alla Camera del deputati a Roma, con gli occhi incollati agli schermi tv o alle dirette video dei siti internet, come se davvero ci fossero dubbi sul comportamento dell’ex camerata Gianfranco Fini Tulliani, la commissione dell’Unione europea varava delle decisioni che certamente hanno rovinato del tutto la festa di compleanno di Silvio Berrlusconi e che osno soprattutto destinate a rovinare le nostre feste e anche le nostre quaresime per gli anni a venire.

L’Italia rischia una stangata di 40 diconsi quaranta miliardi di euro per tre anni di seguito, a partire dal 2012, che solo una ripresa bomba dell’economia post crisi e un forte aumento delle entrate fiscali possono deviare dal nostro futuro.

Cosa è successo mercoledì a  Bruxelles, mentre la capitale europea era invasa da oltre centomila lavoratore in sciopero provenienti da tutta Europa per protestare contro i tagli già decisi o almeno studiati da governi più solerti e meno paralizzati dal timore di perdere il residuo consenso? C’è stato il previsto via libera alla stretta sui debiti pubblici eccessivi, per evitare in futuro un nuovo caso-Grecia.

Quel che non ci era stato detto, quanto meno con chiarezza e in modo esplicito, è che si tratta di un giro di vite che all’Italia ”costerà molto”, e questo lo ha detto, con forse una punta di sadismo verso gli odiatissimi italiani, il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, sottolineando però come tale sforzo sia ”necessario” per un Paese il cui debito supera il 118%.

”Incoraggio il governo italiano a ridurre il deficit e il debito pubblico molto elevato rapidamente e in maniera soddisfacente, perché ciò è essenziale per tornare ad una crescita sostenibile”, ha detto il guardiano dei conti pubblici europei, invitando tutti i governi a ”prendere seriamente” questa sfida.

Anche perché, come ha sottolineato il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, facendo sfoggio di un’ipocrita morale ma anche lui felice dei guai che incombono sulla testa di Berlusconi e degli italiani,  ”un debito pubblico enorme è un qualcosa di deleterio e di antisociale, perché vuol dire che non si possono fare spese nei settori in cui c’è bisogno”. Per questo, ha sottolineato Barroso, ”d’ora in poi deficit e debiti pubblici eccessivi dovranno essere trattati alla stessa stregua”.

In pratica, secondo le nuove regole adottate mercoledì dalla Commissione Ue, sarà possibile aprire una procedura di infrazione anche per i Paesi il cui debito pubblico supera la soglia massima prevista del 60%; e anche se il deficit è sotto il tetto del 3%. L’apertura di tale procedura, però, non sarà automatica: dal momento in cui entreranno in vigore le nuove regole (l’auspicio è entro la metà del 2011) dovranno infatti passare tre anni prima che Bruxelles valuti la situazione di un Paese. Ma in quei tre anni l’obbligo sarà quello di ridurre il debito eccessivo di almeno un ventesimo l’anno (per l’Italia, secondo i calcoli degli esperti, potrebbe significare un esborso di oltre 40 miliardi di euro l’anno).

Ma nella sua valutazione, Bruxelles terrà conto anche dei cosiddetti ‘fattori rilevanti” che possono incidere sul livello del debito pubblico, come le previsioni sull’andamento della spesa pensionistica o l’esposizione sul fronte dei titoli pubblici, oppure ancora il livello del Pil nominale. Sarà così anche per l’Italia, per la quale, come ha spiegato Rehn, ”terremo conto del debito privato nel caso in cui abbia un impatto significativo nel servire il debito pubblico”. Un aspetto questo fortemente voluto dal governo italiano, che ha sempre sostenuto come in Italia il peso della crisi sia stato limitato dallo scarso livello di indebitamento di famiglie ed imprese.

La riforma del Patto Ue proposta da Bruxelles prevede quindi un rafforzamento delle sanzioni per i Paesi non virtuosi, ma senza modificare i trattati. Modifiche che invece la cancelliera tedesca, Angela Merkel, continua a chiedere a gran voce, spingendo per sanzioni politiche molto piùdure, come la sospensione del diritto di voto per i Paesi recidivi nel violare le regole del Patto Ue.

La proposta della Commissione Ue, al momento, prevede sanzioni che potranno scattare preventivamente, prima ancora che un Paese sfori i parametri del deficit e del debito: Basta che le sue politiche di bilancio siano giudicate ”non prudenti”. Ci sarà l’obbligo, per il Paese nel mirino, di costituire un deposito fruttifero in cui versare lo 0,2% del Pil, deposito che diventerà infruttifero se il Paese entrerà in procedura di infrazione. Se le violazioni non saranno corrette, la somma versata si trasformerà in multa definitiva, che potrà aumentare se i conti non verranno messi a posto nei tempi previsti.

Previste multe anche per i Paesi che non correggeranno i propri squilibri macroeconomici, quelli che minacciano la stabilità della zona euro. A differenza di quanto accade ora, infine, le sanzioni proposte dalla Commissione Ue saranno subito operative, e potranno essere bocciate solo da un voto a maggioranza qualificata degli Stati membri (il cosiddetto meccanismo del ‘voto al contrario’).

La cosa che non convince tutti i ministri seduti al tavolo della task force sulla governance economica guidata dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy. Ma sul ruolo di questa task force, Barroso ha voluto lanciare un messaggio chiaro: ”Solo alla Commissione nella Ue può fare proposte legislative, nessun altro”, ha detto, sottolineando come ”sarebbe un errore rimandare le iniziative dell’esecutivo europeo”.

Si tratta di un messaggio rivolto ai ministri finanziari dei 27 che giovedì e venerdì saranno riuniti a Bruxelles coi banchieri centrali della Ue, per l’appuntamento semestrale dell’Ecofin informale.