Italia gioca col 6/3/1. Sei lavorano, uno è disoccupato, tre fanno nulla

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Giugno 2019 - 13:01 OLTRE 6 MESI FA
L'Italia gioca col 6/3/1. Sei lavorano, uno è disoccupato, tre fanno nulla

Italia gioca col 6/3/1. Sei lavorano, uno è disoccupato, tre fanno nulla (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Italia gioca con il 6/3/1. E’ lo schema di gioco della squadra Italia sul campo del lavoro e della produzione di ricchezza. Ce lo dice l’ultima rivelazione Istat. Il tasso di attività, cioè quelli che lavorano, è pari al 58, 7 per cento. Il tasso di inattività, cioè quelli che non lavorano e non producono, è pari al 34 per cento e spiccioli. Il tasso di disoccupazione è di qualcosa sopra il dieci per cento. Appunto, schema 6/3/1. (Se qualcuno nota che 58 più 34 più 10 fa 102 e non cento, non è che i dati in percentuale sono sballati, è che le percentuali dei tassi sono in relazione a quantità tra loro diverse, non sempre il totale della popolazione).

Meno del 60 per cento della popolazione al lavoro è poco. Poco in relazione a quanto avviene in paesi ed economie che si vuole omologhe (Europa), poco in relazione agli equilibri necessari a lungo termine. Un solo esempio: se resta questa o dovesse calare la percentuale di popolazione attiva, sarà difficile pagare nella seconda metà del secolo una qualsivoglia pensione alla crescente e cresciuta quantità di popolazione che ha smesso di lavorare. (In Gran Bretagna calcolano gli accantonamenti pensionistici sufficienti a coprire dieci anni e non più di pensioni erogate a partire dal 2050, in Giappone a partire dalla stessa data calcolano una differenza di 20 anni tra aspettativa di vita e anni in cui la pensione sarà pagata).

Dieci e passa per cento di disoccupati è tanto. Tanto ma non troppo. La vera cifra negativa e di squilibrio non è quella della disoccupazione italiana. La vera cifra storta, il vero legno storto della nostra economia e società è quella della inattività: 34 e passa per cento. E la media non rende evidente che ci sono almeno due paesi in uno: l’inattività al Nord e al Centro è clamorosamente minore che al Sud, davvero due nazioni in una.

Comunque nessuna nazione, paese o comunità economica può sperare prosperità e sicurezza economica appunto se più di uno su tre dei suoi membri ufficialmente non svolge alcuna attività ed è quindi a carico del resto della collettività. In Italia, dati alla mano, il 58 per cento della popolazione avrebbe in carico il restante 40 per cento abbondante. Qualcosa di impossibile da sostenere già qui e oggi. Figurarsi domani quando per dinamica demografica (sempre più vecchi in rapporto ai giovani) gli inattivi aumenteranno.

Ma già qui e oggi…C’è da dubitare della veridicità della mappa socio economica che gli italiani forniscono ai ricercatori Istat. Su quella mappa ci sono false tracce e piste analoghe a quelle stampigliate sulla mappa dei redditi per via di dichiarazione al fisco. Una parte, una quota del 34 e passa per cento di ufficialmente inattivi vive alla grande o sopravvive a stento nella cosiddetta economia sommersa. Lavoro nero, sfruttamento al limite della condizione schiavile e anche arricchimento da evasione fiscale e contributiva e anche corruzione e malversazione di denaro pubblico e anche lavoro duro fuori e contro ogni regola e legge costituiscono tutti insieme una quota di attività che andrebbero dedotta dalla percentuale 34 e passa per cento di italiani che non fanno nulla.

Se davvero il 58 per cento mantenesse tutti gli altri l’Italia conoscerebbe fenomeni di indigenza di massa che invece tanto lamenta quanto più immaginari sono nella realtà. Vero è che quel 58 per cento mantiene tutti gli altri quanto a tasse pagate, pensioni erogate, spesa pubblica finanziata. Ma prima ancora di giusto o ingiusto, lo schema 6/3/1 con cui l’Italia gioca la sua partita del lavoro, del reddito e del Welfare è schema sbilenco e pericolante. Sei in campo, tre in panchina e uno che si scalda a vuoto vuol dire perdere. Eppure gran voglia di governo e di elettore è quella di aumentare…la percentuale di quelli in panchina. Che altro sono Quota 100 pensioni e Reddito Cittadinanza?