Grecia, una crisi economica che ci riguarda molto da vicino

Pubblicato il 27 Aprile 2010 - 18:57 OLTRE 6 MESI FA

Un eventuale collasso della Grecia riguarderebbe anche l’Italia. Il grido dall’allarme di Atene, che cerca l’appoggio europeo per uscire dalla crisi economica, fa pensare al nostro Paese, e non solo come governo dell’eurozona pronto a partecipare al piano di aiuti. Il vento della crisi potrebbe presto spirare verso Roma, gli analisti lo avevano già annunciato: l’Italia è a rischio debito, come Spagna e Portogallo.

Adesso Lisbona vacilla e Standard & Poor’s, una delle principali agenzie di rating, ha declassato il rating del Portogallo per il modo in cui sta gestendo l’elevato debito pubblico e la crisi economica. La nostra situazione non è così lontana da quella degli altri paesi mediterranei: se il debito pubblico greco è di oltre il 120% del Pil, quello italiano è di poco inferiore. A comprare  i titoli pubblici italiani sono per la maggior parte acquirenti esteri e di fatto si crea una dipendenza dai mercati finanziari internazionali.

Probabilmente, però, la vera origine della debolezza economica italiana risale ai tempi dell’ingresso nell’euro. Come nei casi di Grecia e Spagna, anche l’Italia entrò a far parte della moneta unica, lasciandosi alle spalle un debito pubblico oggettivamente sproporzionato rispetto alla capacità di produrre reddito. Così per un certo periodo trasformarono i debiti in crediti, manipolando i conti. Poi, secondo le accuse del New York Times e dello Spiegel pubblicate nel febbraio scorso, i banchieri di Wall Street, da Goldman Sachs a JP Morgan aiutarono i governi europei più in difficoltà come Grecia e Italia, a riportare i conti in verde così da permettere loro vita felice nell’euro, almeno fino a che il gioco ha retto.

Ora il pasticcio greco e le menzogne sul debito “taroccato” bussano alle porte italiane. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti però resta in silenzio e per l’estate dovrebbe arrivare una maxi manovra correttiva da 10 miliardi. Tutto questo basterà a scongiurare il pericolo di una crisi finanziaria anche a Roma?