Jobs act, oggi voto fiducia. Art. 18. “fantasma” nella delega. Più contratti stabili

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Ottobre 2014 - 09:16 OLTRE 6 MESI FA
Jobs act, oggi voto fiducia. Senza art. 18 ma con incentivi ai contratti stabili

Jobs act, oggi voto fiducia. Senza art. 18 ma con incentivi ai contratti stabili

ROMA – Jobs act, oggi voto fiducia. Senza art. 18 ma con incentivi ai contratti stabili. Il Senato si appresta oggi pomeriggio a votare il maxi-emendamento alla delega al Governo sulla riforma del Lavoro (jobs act) sulla quale è stata posta la fiducia. Una riforma incardinata sul principio che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti sarà la forma privilegiata nei contratti di assunzione.

Il punto più controverso, quello dei licenziamenti e del superamento dell’articolo 18, sarà solo esposto in aula dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ma non è inserito nelle otto pagine della delega. Se ne riparlerà quando il Governo varerà i decreti attuativi. Ci sono invece risorse per incentivare tramite sgravi fiscali i contratti stabili.

Si vota o no sull’articolo 18? Sui giornali stamattina si riportava praticamente all’unanimità (Sole 24 Ore: “Jobs act alla prova fiducia. Art. 18, si rinvia ai decreti”) come nel maxi-emendamento del governo alla delega non si facesse cenno alla normativa sui licenziamenti, da rinviare in sede di attuazione con i decreti delegati. In mattinata sono giunte voci non smentite da fonti di Palazzo Chigi raccolte dall’Ansa che sconfessano questa ricostruzione:

Che la delega sul lavoro riguardi l’articolo 18 lo si è spiegato per mesi ovunque, persino nelle sedi di partito, affermano fonti di Palazzo Chigi. Chi vota la fiducia al testo vota la fiducia al presidente del Consiglio e al Governo, che sostengono la necessità di riformare l’intero mercato del lavoro, come è esplicitato nella delega. In quanto delega, sottolineano infine, non può che avere la portata definita dal testo normato. (Ansa)

Valentina Conte su Repubblica spiega invece il meccanismo che sospende e rinvia discussione e attuazione delle modifiche eventuali all’articolo 18.

Mai entrato nel Jobs Act e ora espulso pure dall’emendamento governativo (ma al centro del dibattito di queste settimane con il premier propenso a una sua cancellazione), sarà oggetto di impegno politico. Quello che prenderà quest’oggi in Senato il ministro del Lavoro Poletti nella relazione illustrativa al disegno di legge, quando offrirà una sorta di “riconoscimento politico” all’ordine del giorno Pd.

E spiegherà il percorso che intende seguire il governo per togliere il reintegro in tutti i casi illegittimi di licenziamento economico, risarcito solo con l’indennizzo. Ma lasciarlo, come promesso al Pd, per quello discriminatorio e quello disciplinare “tipizzato”, ovvero in casi specifici tutti da scrivere. In grado di sterilizzare quel “margine eccessivo di interpretazione oggi riservato ai giudici”, spiega una fonte di governo, ed “eliminare le ambiguità” che oggi portano “a reintegrare chi ha rubato, ma ha rubato poco e dunque il licenziamento è decisione troppo severa. (Valentina Conte, La Repubblica)

Cosa c’è dentro il maxi-emendamento. Contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i nuovi assunti; riordino della cassa integrazione con nuovi limiti all’utilizzo; razionalizzazione degli incentivi all’assunzione e in generale riordino dei servizi del lavoro e delle politiche attive; rimodulazione dell’Aspi (l’assegno di disoccupazione) in relazione alla carriera contributiva del lavoratore con l’estensione anche ai collaboratori; ferie ‘solidali‘: sono le principali novità del Jobs act, la riforma del lavoro sul quale il Governo si appresta a mettere la fiducia.

Nelle prossime ore è atteso un emendamento del Governo con però solo piccoli ritocchi al testo che non dovrebbero stravolgerne l’impostazione. In particolare ci dovrebbe essere un impegno a destinare risorse risparmiate alle politiche per il lavoro. Ecco una  sintesi redatta dall’Ansa su cosa prevede la delega:

CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI PER I NEOASSUNTI: arriva “il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio” per i neoassunti. Valentina Conte ne anticipa un punto chiave:

contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che con il Jobs Act diventa non solo la forma di contratto privilegiata e di riferimento, ma anche quella più conveniente, grazie a «vantaggi su oneri diretti e indiretti». In pratica meno contributi (previdenziali e assistenziali) da accompagnare, nei primi anni, ad esempio tre, alla deducibilità del costo del lavoro per i nuovi assunti dall’Irap o a specifici bonus. (Valentina Conte, La Repubblica)

La delega non cita l’articolo 18 e saranno i decreti delegati a definire le fattispecie per le quali si manterrà il reintegro in caso di licenziamento illegittimo. Sicuramente la reintegra sarà prevista per i licenziamenti discriminatori, mentre per quelli disciplinari si chiariranno i confini già messi con la legge Fornero del 2012 (due sole fattispecie danno diritto al reintegro mentre per le altre c’è già l’indennizzo). Sulle interruzioni di rapporto di lavoro per motivi economici è già intervenuta la legge Fornero prevedendo l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo.

RIORDINO FORME CONTRATTUALI E RAPPORTI LAVORO: l’obiettivo al quale si vuole arrivare con il contratto a tutele crescenti è di farne la modalità normale di assunzione sfoltendo le decine di forme contrattuali e le norme esistenti. Si punta alla creazione di un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro.

MANSIONI FLESSIBILI E CONTROLLI A DISTANZA: si rivede la disciplina delle mansioni con la possibilità, in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale di rivedere, in vista della tutela del posto di lavoro, l’inquadramento. Il passaggio da una mansione all’altra diventa più flessibile. Viene rivista anche la disciplina dei controlli a distanza: si apre all’utilizzo delle nuove tecnologie per la ‘sorveglianza’ ed il ‘tele-lavoro’, tutelando comunque “dignità e riservatezza” del lavoratore.

RIFORMA CIG: sarà impossibile autorizzare la cig in caso di cessazione di attività aziendale mentre sarà previsto l’accesso alla cig solo a seguito dell’utilizzo delle possibilità contrattuali di riduzione dell’orario di lavoro. Saranno rivisti i limiti di durata dell’indennità (adesso il tetto è di due anni per la cassa ordinaria e di quattro per la straordinaria) ed una maggiore partecipazione da parte delle aziende che la utilizzano.

RIFORMA ASPI: la durata del trattamento di disoccupazione dovrà essere rapportata alla “pregressa storia contributiva” del lavoratore con incremento della durata massima (per ora fissata a 18 mesi a regime nel 2016, ndr) per quelli con “le carriere contributive più rilevanti”. Si prevede anche l’introduzione di massimali in relazione alla contribuzione figurativa.

ASSEGNO DISOCCUPAZIONE UNIVERSALE: contestualmente si punta alla “universalizzazione” dell’Aspi con l’estensione ai co.co.pro. prevedendo prima dell’entrata a regime “un periodo almeno biennale di sperimentazione a risorse definite”.

RAZIONALIZZAZIONE INCENTIVI ALL’ASSUNZIONE E ALL’AUTO-IMPIEGO: si istituisce inoltre un’Agenzia nazionale per l’impiego al cui funzionamento si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili.

SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE: si punta a creare le condizioni perché si possano svolgere “esclusivamente in via telematica” tutti gli adempimenti di carattere amministrativo connessi con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro.

FERIE SOLIDALI: si prevede la possibilità per il lavoratore che ha un plus di ferie di cederle a colleghi che ne abbiano bisogno per assistere figli minori che necessitano di cure.

CONTRATTI DI SOLIDARIETA’ PER AUMENTARE OCCUPAZIONE: si punta a semplificare e ad estendere il campo di applicazione dei contratti di solidarietà potenziando l’utilizzo in chiave “espansiva”, per aumentare cioè l’organico riducendo l’orario di lavoro e la retribuzione.