ROMA – La Cina torna a correre (+7,5%): governo spende, borse occidentali esultano. Il Dragone riparte, anche se lentamente, secondo i dati diffusi ieri dall’Ufficio Centrale di Statistica di Pechino. Nel secondo trimestre del 2014 la crescita della Cina su base annua è stata del 7,5%, con un incremento piccolo ma significativo rispetto al 7,4% dei primi tre mesi dell’ anno. Secondo alcuni osservatori, la ripresa della crescita indica che le misure espansive del governo hanno dato i frutti sperati.
I segnali di ripresa dell’economia cinese uniti agli annunci (o alle voci) di grandi operazioni di acquisizione hanno dato la spinta alle borse occidentali, in particolare a quella di Milano che con un rimbalzo del 3,17% recupera buona parte delle perdite (-4,3%) registrate da inizio mese. Bene sono andate anche le altre piazze europee, anche se con rialzi inferiori: Parigi +1,5%, Londra +1,11% e Francoforte, +1,44%. Tutt’altro clima, di converso, alla Borsa cinese.
Pechino si era dichiarata disposta ad accettare un rallentamento dei ritmi indiavolati di crescita del decennio d’oro 2003-2012 ma quando la flessione è apparsa decisa è corsa ai ripari con un mini-pacchetto di stimolo. La riserva obbligatoria delle banche è stata abbassata e sono stati varati un piano per la riduzione delle imposte per le piccole e medie imprese e un’ ondata di investimenti pubblici, per la costruzione di ferrovie, strade e aeroporto lungo il corso dello Yangtze, il fiume che collega le zone meno sviluppate del Paese con la capitale finanziaria, Shanghai.
Inoltre, Pechino ha deciso di investire pesantemente nello sviluppo della rete ferroviaria nazionale. Il premier Li Keqiang, che è anche una sorta di super-ministro dell’ economia, continua anche a sostenere la necessità di investimenti pubblici nelle abitazioni residenziali di livello medio-basso per favorire il processo di urbanizzazione. I pareri degli economisti sulla mini-ripresa cinese sono discordi.
Secondo Chang Jian, analista della Barclays citata dalla Bbc, i dati indicano che “lo slancio della ripresa è ancora fragile”. In particolare, gli scettici puntano l’ attezione sul settore immobiliare, che sembra stagnante. “Penso che il governo debba decidere se una crescita più lenta sia accettabile, altrimenti dovrà rafforzare le misure di stimolo”.
Gli ottimisti sottolineano che altri dati diffusi oggi vanno nella direzione giusta: la produzione industriale è cresciuta in giugno del 9,2% e gli investimenti fissi del 17,3%, un dato tanto più notevole se si tiene conto della stagnazione del settore immobiliare, una delle locomotive del “miracolo” cinese, il cui ritmo di sviluppo continua a rallentare.
“Pechino è piuttosto seria per quanto riguarda il tasso di crescita annuale del 7,5% – sostiene Lu Ting, un economista della Bank of America Merryl Lynch – “quindi il governo probabilmente proseguirà con i mini-stimoli, dato che nella seconda metà dell’ anno potrebbero soffiare dei forti venti contrari (alla ripresa)”.