LA CRISI DI DETROIT: OBAMA, ”SALVIAMO L’INDUSTRIA DELL’AUTO AMERICANA”

Pubblicato il 13 Dicembre 2008 - 06:48 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente eletto Barack Obama ha dichiarato che Amministrazione e Congresso «devono trovare un modo per dare aiuto temporaneo» all’industria dell’auto americana. Obama ha detto di essere «deluso» che il Senato non sia riuscito a trovare un accordo per aiutare l’industria dell’auto, ma ha espresso la speranza che Amministrazione e Congresso «riescano a trovare il modo per dare un aiuto temporaneo» ai giganti di Detroit.

«Condivido la frustrazione di molte persone per così tanti anni di cattiva gestione da parte dei dirigenti dell’industria dell’auto – afferma una dichiarazione diffusa veenrdì 12 dicembre da Obama – Questi errori non possono essere ricompensati e non possono andare avanti». «Ma resta il fatto che milioni di posti di lavoro in America dipendono, in modo diretto o indiretto, dall’industria dell’auto e che l’inizio della riforma di tale industria sta per scattare – ha affermato il presidente eletto – La ripresa della nostra economia non può essere una questione di partito».

Anche il Tesoro Usa si dichiara pronto a impedire il fallimento dell’industria Usa. «Dato che il Congresso non è riuscito ad agire, siamo pronti a impedire un imminente fallimento fino a quanto il Congresso non tornerà a riunirsi e non riuscirà a garantire la sopravvivenza a lungo termine dell’industria dell’auto». Così Brookly McLaughlin, portavoce del dipartimento del Tesoro statunitense.

Il Governo Usa è dunque pronto a evitare il collasso di un’industria. Tracollo che travolgerebbe non solo la filiera dell’auto ma tutta l’economia americana, con ripercussioni gravi in Europa. Anche la Casa Bianca, pur in fase di transizione, è in massima allerta. A bordo dell’Air ForceOne, l’aereo presidenziale diretto in Texas, la portavoce della Casa Bianca Dana Perino ha indicato che il crollo improvviso di uno o più dei tre colossi dell’auto di Detroit, – assai difficile da evitare dopo il mancato accordo al Congresso su un piano mirato di aiuti – avrebbe un effetto devastante sull’economia americana.

Ford è in difficoltà gravi, ma regge anche perché in Europa la sitiazione è migliore e la casa dell’Ovale Blu Ford ritiene essere in grado per il momento di farcela da sola.

La situazione di Gm e Chrysler è, invece, davvero drammatica, visto che i due costruttori dovranno pagare nelle prossime settimane fatture per un totale di 9 miliardi di dollari, per pezzi e componenti che sono già stati loro forniti. Difficilmente saranno in grado di farlo senza aiuti, con il rischio di una paralisi di tutto l’indotto, coinvolgendo cioè centinaia di migliaia di posti di lavoro. Nel caso di General Motors, le somme da pagare rappresentano addirittura circa la metà di quello che la società aveva in cassa alla fine del terzo trimestre. Difficilmente saranno in grado di far fronte a questi debiti senza aiuti, con il rischio di una paralisi di tutto l’indotto, coinvolgendo cioè centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Sarà dunque difficile per la Gm, più in difficoltà dei tre colossi auto di Detroit, evitare la bancarotta e l’amministrazione controllata, dopo il no del Congresso ad aiuti straordinari per il settore in grosse difficoltà. I primi segnali già ci sono: la stessa Gm si sta preparando all’eventualità e alla conseguente amministrazione controllata in base alla procedura del cosidetto Chapter 11, visto che ha già assunto legali e banchieri per studiare l’ipotesi di un fallimento.
Il numero uno della Gm, Rick Wagoner, si è sempre opposto a una bancarotta, convinto che la situazione della società peggiorerebbe ancora, visto che la fiducia dei consumatori diminuirebbe ulteriormente, ma teme probabilmente di non avere più scelta.

Del resto la casa ha indicato l’intenzione di ridurre del 30% la propria capacità di produzione all’inizio dell’anno prossimo, chiudendo, parzialmente o totalmente, una trentina di stabilimenti di produzione negli Stati Uniti, in Canada e in Messico.

Secondo il presidente George W. Bush, ha aggiunto la portavoce, lasciare fallire compagnie in difficoltà come Gm, Ford o Chrysler sarebbe «irresponsabile». Senza fornire un calendario preciso di intervento, le stesse fonti hanno aggiunto che le case automobilistiche devono prepararsi però a grossissimi sacrifici. «In condizioni normali – ha proseguito Perino – preferiremmo che fosse il mercato a determinare il destino delle imprese private, ma viste le deboli condizioni dell’economia statunitense, se necessario considereremo altre opzioni, incluso l’uso del programma Tarp (il maxi-programma da 700 miliardi approvato dal Congresso per il salvataggio del sistema finanziario), per prevenire il collasso delle industrie dell’auto in difficoltà»