La Fed taglia le stime di crescita in Usa a 3-3,5%

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 20:38 OLTRE 6 MESI FA

La Fed rivede al ribasso le stime di crescita per il 2010 a +3/3,5% rispetto al +3,2/3,7% precedentemente stimato. Lo afferma la Fed nella verbali della riunione di giugno.

L’economia americana si indebolisce: se la congiuntura economica dovesse deteriorasi ulteriormente e in modo significativo, la Fed ventila la possibilità di nuove misure di stimolo. Mentre la casa Bianca difende il maxi-piano di stimolo varato nel febbraio 2009 che ha ”creato o salvato 3 milioni di posti di lavoro” e il presidente Barack Obama incontra il guru della finanza Warren Buffett, la Fed taglia le stime di crescita certificando un raffreddamento della ripresa dell’Azienda America, come era gia’ emerso dalla sfilza di dati congiunturali deludenti, quali il secondo calo consecutivo delle vendite al dettaglio.

L’economia si espanderà quest’anno – precisa la Fed – fra il 3% e il 3,5%, meno quindi del 3,2/3,7% previsto il 19 maggio scorso. Limate al ribasso anche le stime 2011 (3,5/4,2% contro il 3,4/4,5% precedente), mentre quelle della disoccupazione sono state ritoccate al rialzo, al 9,2/9,5% per il 2010 e all’8,3/8,7% per il prossimo anno.

I mercati – osserva – sostengono meno la ripresa e questo anche a causa della crisi europea. A giudizio delle Fed, all’economia serviranno 5-6 anni per riprendersi completamente dalla crisi finanziaria. La ripresa ”si è un po’ indebolita. Se le prospettive dovessero peggiorare in modo evidente, il comitato valuterà se ulteriori stimoli potrebbero essere appropriati”. Al momento, comunque, non ce n’e’ bisogno dato che il deterioramento è ”relativamente modesto”.

Nel ribadire che è ora inopportuno avviare la vendita degli asset comprati per fornire liquidità ai mercati durante la crisi, i membri della Fed sono risultati divisi in merito alle prospettive dell’inflazione: alcuni ritengono che ci sia un pericolo deflazione, per altri non esiste. Un’idea su come la Fed potrebbe agire nel caso di rallentamento ulteriore della crescita potrebbe aversi nei prossimi giorni. Domani il Senato audirà i nominati dal presidente Barack Obama al board della banca centrale, ovvero Janet Yellen presidente della Fed di San Francisco, Peter Diamond economista del Massachusetts Institute of Technology e Sarah Bloom Raskin.

Il presidente della Fed Ben Bernanke, inoltre, fornirà al Congresso la propria settimana gli aggiornamenti semestrali sullo stato dell’economia. I verbali della Fed arrivano mentre Obama organizza un altro vertice con le maggiori aziende americane dedicato al lavoro e alla ripresa e vede, oltre a Buffett, anche l’amministratore delegato di Bank of America, Brian Moynihan. L’attenzione è alta nelle ultime ore sul settore bancario: domani il Senato voterà la riforma di Wall Street e JPMorgan diffonderà i propri conti trimestrali (e’ la prima grande banca a farlo).

Sulla riforma di Wall Street si esprimono scetticamente gli americani: 4 su 5 – secondo un sondaggio condotto dall’agenzia Bloomberg – dichiarano di avere scarsa o nessuna fiducia nel progetto. Il 71% degli americani ritiene inoltre che l’economia sia ancora in recessione. Questo soprattutto a causa dell’elevato tasso di disoccupazione, difficile da ridurre anche perché per la prima volta dal 1948, ovvero da quando Harry Truman era presidente, il numero degli occupati in età pensionabile, over 65, supera di gran lunga quello dei teenager fra i 16 e i 19 anni che lavorano o cercano lavoro.